Home ownership – Plan for tomorrow today

Che cosa include la pianificazione del pensionamento?

L’interrogativo preliminare è quello temporale: preferite un pensionamento anticipato o uno "ordinario"? Considerando che un pensionamento anticipato comporta notevoli rinunce in termini di rendita, anche un pensionamento parziale può fare a caso vostro. Per esempio, a 62 anni si potrebbe ridurre del 30% il proprio orario di lavoro e a 65 cessare la propria attività. Un ruolo centrale, poi, è la definizione di un budget per la fase precedente e successiva al pensionamento. L’esperienza insegna che, cessata l’attività professionale, i costi non sono inferiori rispetto a prima, benché questo venga spesso dato per scontato: ad esempio, dopo il pensionamento, molte persone spendono di più per le vacanze e il tempo libero.

Pianificare il pensionamento significa, inoltre, regolare i versamenti del pilastro 3a e degli averi della cassa pensioni. Gli istituti di previdenza vogliono sapere con fino a tre anni di anticipo se il futuro pensionato preferisce un prelievo di capitale o di rendita. Chi non ha effettuato prelievi anticipati, può verificare se siano possibili e sensati eventuali riscatti, volontari e deducibili dalle imposte, nella cassa pensione. A tale proposito occorre prestare attenzione, tra l’altro, alla situazione finanziaria della cassa pensioni.

Che cosa devono osservare in particolare i proprietari immobiliari?

L’ammontare dell’ipoteca è decisivo. Il finanziamento deve essere sostenibile anche dopo il pensionamento. Questo significa che i costi fissi regolari (interessi, eventuali ammortamenti e costi accessori) possono ammontare al massimo a un terzo delle entrate disponibili (derivanti per lo più dalle prestazioni dall’AVS e dalla cassa pensioni). Questo rapporto tra introiti e costi, conteggiato su un tasso ipotecario "calcolatorio" del 5%, è decisivo. Conti alla mano, ci si accorgerà spesso che la sostenibilità è meno favorevole del previsto. Anche se si ha solo una prima ipoteca superiore al 65% del valore dell’immobile, non vi sono garanzie che i requisiti di sostenibilità siano rispettati, dopo il pensionamento. Infatti, se in questa fase le entrate calano drasticamente, è possibile che non si riescano più a mantenere gli standard abituali nell’operazione di credito.

Che cosa significa questo dal punto di vista fiscale?

Con prelievi scaglionati nel tempo degli averi dal pilastro 3a, la progressione delle imposte al versamento del capitale può essere interrotta. Pianificando il pensionamento occorre ricordare che spesso le imposte sul reddito, dopo il pensionamento, non si riducono così tanto come preventivato. Vengono meno, infatti, molte possibili deduzioni, come le spese professionali, i versamenti nel pilastro 3a, ecc. Chi, ancora prima del pensionamento, riversa nella cassa pensioni i prelievi per la promozione della proprietà di abitazioni, non può detrarre tali importi dal reddito imponibile. Si può reclamare esclusivamente il rimborso dell’imposta al versamento del capitale (senza interesse) versata in origine. Tale richiesta di rimborso deve avvenire entro i tre anni successivi dal momento in cui si sono restituiti i prelievi alla cassa pensioni.

Di che cosa ci si dimentica spesso?

Un tempo era una pratica molto diffusa prelevare denaro dalla cassa pensioni per l’acquisto di una casa di proprietà (con la cosiddetta promozione della proprietà di abitazioni). Tuttavia, se questi prelievi non vengono restituiti entro il pensionamento, le rendite di vecchiaia si riducono in modo considerevole. L’esperienza mostra che molte persone non sono sanno che in questo modo si crea una lacuna nella previdenza. Essa può avere, in futuro, ripercussioni negative sulla sicurezza economica durante la pensione.

Quando bisognerebbe cominciare a pianificare il pensionamento?

Non è mai troppo presto. L’ideale è iniziare a 50 anni, così si hanno 10-15 anni di tempo per prendere le misure del caso. Alcuni arrivano magari alla conclusione che devono risparmiare di più, se vogliono permettersi un’abitazione di proprietà, anche durante la pensione. In parte è il caso di ricorrere ad ammortamenti, o di riversare prelievi nella cassa pensioni. Ammortamenti straordinari sono possibili per le ipoteche fisse e Libor, ma esclusivamente a condizione che tutto venga regolamentato contrattualmente per tempo. A 62 o 63 anni è spesso troppo tardi per un adeguamento finanziario alla nuova situazione.

Qual è il momento giusto per realizzare lavori di ristrutturazione o altri interventi?

Se possibile, bisognerebbe ristrutturare prima del pensionamento. E questo per diversi motivi: essendo il reddito da attività professionale superiore agli introiti pensionistici, è naturale che prima del pensionamento vi sia un più ampio margine di manovra finanziario. Più il pensionamento si avvicina, invece, meno ha senso accendere ipoteche per lavori di ristrutturazione. A questo si aggiungono riflessioni di natura fiscale: in caso di un reddito ancora più alto e, soprattutto, di uno scaglionamento degli investimenti su più anni, il beneficio fiscale risulta maggiore. Infine, per i proprietari immobiliari è motivo di sicurezza non dover incorrere in costi elevati, subito dopo il pensionamento.

E quando non è ancora sufficiente?

Ogni singolo caso deve essere chiaramente considerato individualmente. Così è rilevante se la lacuna formatasi nella previdenza è minima o più consistente. È bene sapere, comunque, che dopo il pensionamento i beni patrimoniali a partire da un determinato ordine di grandezza possono essere computati nel calcolo della sostenibilità. Questo significa che sono conteggiate non solo le rendite di vecchiaia, ma possibilmente anche una quota dei proventi della sostanza e del computo della sostanza. Tuttavia, se nonostante questi chiarimenti più dettagliati non si produce la sostenibilità finanziaria, solitamente non si giunge alla vendita dell’abitazione di proprietà.

Quale forma di ammortamento è consigliabile?

Nella stragrande maggioranza dei casi è opportuno ricorrere a un ammortamento indiretto tramite il pilastro 3a. I vantaggi per il cliente sono duplici. Prima di tutto, i versamenti sono deducibili dal reddito imponibile; inoltre, dal punto di vista di investimenti un po’ più a lungo termine, può essere utile, investire il denaro del pilastro 3a in fondi, per accedere in questo modo a rendite più elevate. Nel caso di un ammortamento indiretto, gli averi sono dati in pegno alla banca e utilizzati in seguito per ammortamenti maggiori. Il pilastro 3a è interessante anche per i più giovani: se si versa regolarmente, con il tempo si costituisce un patrimonio cospicuo, che può essere impiegato per comprare un’abitazione di proprietà. In questo modo il pilastro 3a assomiglia a un modello privilegiato di risparmio edilizio.

Quali altri mezzi (come potenziali eredità) possono essere presi in considerazione al momento della pianificazione del pensionamento?

Il patrimonio dei genitori entra sicuramente in gioco, se vi sono accordi contrattuali (per esempio donazioni, anticipi ereditari, o un contratto di successione all’interno della famiglia). Si verifica spesso, però, che nei testamenti o nei contratti di successione sia assegnata ai figli la porzione legittima prevista per legge. Oppure l’eredità non corrisponde alle aspettative per altri motivi (a causa di spese mediche e di cura ecc.). In linea di massima, tuttavia, è bene regolare la successione e il patrimonio quando si è ancora in vita, perché solo in questo modo possono essere considerati desideri ed esigenze individuali ed è possibile agire di conseguenza.

Quali documenti servono per una consulenza?

Prima di una consulenza è importante riunire tutti i documenti essenziali, tra i quali si annoverano il budget, un estratto conto del pilastro 3a, il certificato della cassa pensioni con il relativo regolamento e la dichiarazione delle imposte. Di norma (ma non prima dei 50 anni) è utile anche un calcolo della rendita futura AVS, ottenibile gratuitamente presso la cassa di compensazione AVS competente.

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