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L’avarizia non paga: chi va avidamente in cerca di affari cade puntualmente nella trappola dei truffatori cinesi.
«Volevo assolutamente una borsa di Louis Vuitton a un prezzo conveniente», racconta Barbara B. (37 anni, nome fittizio). «Quindi mi sono messa a cercare in Internet».
Ben presto, Barbara B. è incappata in uno shop online con un’offerta «imbattibile»: una borsa di Louis Vuitton a 180 franchi anziché 1800 franchi. Apparentemente il negozio era serio; l’estensione «.ch» faceva pensare a un fornitore svizzero.
Barbara B. ha ordinato subito la borsa e ha pagato con carta di credito. Dopo settimane di inutile attesa, la gioia è andata scemando, sparendo definitivamente quando, al posto della borsa, si è vista recapitare una lettera da parte della Direzione generale delle dogane. Improvvisamente per Barbara B. tutto diventò chiaro: era stata truffata da dei falsari cinesi.
Barbara B. non è la sola malcapitata. Lo scorso anno, la Direzione generale delle dogane federale ha scoperto complessivamente 13 604 prodotti di marca contraffatti, corrispondente a un aumento di circa 1000 pezzi rispetto all’anno precedente. «I problemi relativi alla protezione dei marchi sono in aumento», osserva anche Marcel Drescher, responsabile Fraud Services UBS. «Stiamo registrando molte contestazioni da parte di possessori di carte di credito che hanno acquistato in Internet merce contraffatta proveniente dalla Cina».
Cosa succede se dietro un presunto shop online europeo si nasconde un abile falsario cinese?
Sono possibili tre scenari. Come prima cosa, a volte succede semplicemente che la merce non venga mai recapitata. Come seconda possibilità capita che la merce, pur venendo consegnata, sia una misera imitazione riconoscibile già a prima vista. Il terzo caso corrisponde a quello di Barbara B.: a far luce sulla vicenda interviene una lettera da parte della Direzione delle dogane.
Il problema non consiste soltanto nel riottenere il proprio denaro. Chi – anche se in modo non intenzionale – effettua ripetutamente ordini di merce contraffatta, deve aspettarsi delle sanzioni da parte della Direzione delle dogane. Contestualmente, non si può mai escludere un uso fraudolento delle carte di credito da parte dei falsari.
«Se alcuni shop online vendono noti articoli di marca a prezzi estremamente scontati, è bene fare attenzione», ammonisce Drescher. Prima di procedere all’acquisto si deve verificare accuratamente che il fornitore sia serio. Un prezzo che è troppo basso per essere reale dovrebbe far suonare il campanello di allarme.
Che fare però se – come nel caso di Barbara B. – si accerta solo dopo di essere caduti nella rete di un falsario? «Compilare subito il modulo per le contestazioni su ubs.com/creditcardservices e descrivere il caso in tutti i dettagli per denunciare il fatto» e sottolinea Drescher: «Prima lo si fa, meglio è».
Nonostante la gravosa procedura di riaddebito, i clienti possono generalmente contare sul rimborso dei propri soldi. Tuttavia, UBS non ha alcuna influenza sulle misure adottate dalla Direzione delle dogane relativamente agli articoli di marca contraffatti.