Autori
Evan Brown Lucas Kawa

Messaggi chiave

  • Le materie prime e i titoli azionari legati alle commodity figurano tra le poche performance di spicco del primo semestre, mentre l'inflazione ha sconvolto la maggior parte delle asset class.
  • Il posizionamento su questi asset è stato ridimensionato di recente a causa dei crescenti timori di una recessione.
  • Gli asset legati alle materie prime rimangono tuttavia interessanti, poiché queste esposizioni sono poco costose e il sentiment si è deteriorato molto più dei fondamentali.
  • A nostro avviso, l'attività economica globale sta rallentando ma non è ancora in contrazione e la crescita dell'offerta di materie prime rimarrà probabilmente limitata nel breve termine.
  • È importante notare che la crescita cinese è in aumento, mentre l'attività dei mercati sviluppati si sta attenuando.

Il primo semestre del 2022 ha dimostrato che le materie prime e i titoli azionari legati alle commodity sono fondamentali per costruire portafogli resilienti, in grado di prosperare in un contesto di inflazione elevata (Figura 1).

Tuttavia, questi asset sono anche altamente volatili e nelle ultime settimane hanno subito un sostanziale ribasso. Riteniamo che questi movimenti di mercato siano stati esacerbati da una forte flessione delle posizioni speculative in seguito all'aumento dei timori di una futura recessione.

Ora che il posizionamento speculativo è stato ridimensionato, gli attuali driver fondamentali del mercato possono riaffermarsi. I mercati delle materie prime sono generalmente molto meno lungimiranti rispetto alle azioni e alle obbligazioni a più lungo termine, in quanto riflettono le condizioni attuali di domanda e offerta. Queste esposizioni possono quindi ottenere buoni risultati in un contesto di fine ciclo dove la domanda rallenta ma è positiva, a condizione che l'offerta rimanga limitata. Questo è il contesto che ci aspettiamo prevarrà nel breve termine, in particolare per gli asset legati all’energia. Riteniamo che le battute d’arresto possano rappresentare delle opportunità di acquisto, a patto che l'inizio di una recessione non sia imminente.

Figura 1: Performance di spicco delle materie prime nel primo semestre 2022 (%)

La figura 1 mostra la performance delle materie prime nel primo semestre del 2022 (dati in percentuale).
Fonte: UBS-AM, Bloomberg, dati al 30 giugno 2022

Figura 2: I bassi livelli delle scorte implicano prezzi elevati del petrolio

La figura 2 mostra che la riduzione dei livelli delle scorte implica maggiori prezzi del petrolio.
Fonte: UBS-AM, Bloomberg NEF al 1° luglio 2022

Nel medio termine, la domanda di materie prime – in particolare di rame – dovrà probabilmente aumentare per garantire l'indipendenza energetica dei Paesi e per decarbonizzare il sistema energetico. La potenziale entità degli investimenti pubblici e privati richiesti stabilisce, a nostro avviso, un floor più elevato per i prezzi delle materie prime che potrebbe in qualche modo compensare i tradizionali rischi ciclici.

La domanda di materie prime può ricevere slancio dalla Cina

Riteniamo che l'attività economica globale stia rallentando, ma non al punto da provocare una vera e propria contrazione della domanda che sposti i mercati delle materie prime da un deficit a un surplus su base duratura.

È importante notare che la Cina si differenzia da quasi tutte le principali regioni perché i suoi livelli di attività sono destinati a migliorare. A nostro avviso, la volontà di Pechino di fornire stimoli misurati ma significativi non è in discussione. Il miglioramento della situazione sanitaria consentirà di osservare gli effetti di questo sostegno nei dati. La Cina è il motore dominante della domanda di molte materie prime, quindi questa inflessione positiva potrebbe compensare in modo significativo il rallentamento della crescita della domanda dei mercati sviluppati.

Al di fuori della Cina, le prospettive di orientamento delle politiche sono attualmente contrastanti. Da un lato le banche centrali hanno annunciato o intrapreso aggressive campagne di rialzo dei tassi per raffreddare l'attività e l’inflazione, ma dall’altro le autorità fiscali stanno optando in generale per sovvenzioni che consentono di sostenere la domanda di energia, anziché per misure di risparmio energetico.

Il lato dell'offerta rimarrà probabilmente sottotono

La domanda resiliente, associata a una situazione di partenza caratterizzata da bassi livelli delle scorte (Figura 2) di greggio e prodotti raffinati, è la ricetta per un aumento dei prezzi del petrolio in assenza di una crescita dell'offerta.

Le società statunitensi produttrici di shale oil non vogliono espandersi in modo aggressivo, dando piuttosto priorità alla redditività rispetto alla crescita della produzione per compensare gli investimenti eccessivi dello scorso ciclo e il prolungato periodo di scarsi rendimenti per gli azionisti. Anche se lo facessero, i piani di espansione sarebbero limitati anche dalla scarsità dei fattori produttivi necessari, come i tubi d'acciaio e la sabbia per il fracking. Gli Stati Uniti stanno rilasciando barili dalla Strategic Petroleum Reserve per contribuire a mitigare le carenze, ma questo flusso è destinato a interrompersi nel quarto trimestre.

In caso di cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, non prevediamo un miglioramento dell'accesso dello Stato petrolifero ai mercati energetici globali. La produzione russa ha sorpreso al rialzo rispetto alle stime iniziali post-invasione, ma le sanzioni non ancora in vigore potrebbero esercitare una maggiore pressione al ribasso sulla produzione in futuro.

In teoria, i membri dell'OPEC+ come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno un'ampia capacità di riserva, ma raramente sono stati in grado di produrre a livelli superiori a quelli attuali per un periodo di tempo prolungato. È importante notare che questo collettivo ha mantenuto costantemente una produzione inferiore alla propria quota (Figura 3), pertanto i rischi di aumento della produzione saudita o iraniana devono essere soppesati rispetto ai rischi di diminuzione, quali le proteste e i furti che hanno afflitto, rispettivamente, la produzione libica e nigeriana.

Figura 3: La produzione dell'OPEC+ è molto lontana dalle quote

La figura 3 mostra quanto al momento la produzione OPEC+ sia inferiore rispetto alla propria quota.
Fonte: UBS-AM, Bloomberg NEF al 31 maggio 2022

Sostegno strutturale

La transizione verde potrebbe rappresentare, per questo ciclo delle materie prime, quello che la domanda cinese è stata per il superciclo degli anni 2000. Inoltre, garantire l'indipendenza energetica è diventata una preoccupazione più urgente per i governi dopo che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha messo in luce quanto sia sbagliato affidarsi a nazioni non alleate per i beni di prima necessità.

A meno di una massiccia svolta tecnologica, la transizione verde sarà molto più difficile, se non impossibile, senza ingenti forniture di rame, data l’eccellente conduttività di questo materiale. I lunghi tempi di entrata in funzione dei nuovi progetti minerari rendono difficile rimediare agli squilibri tra domanda e offerta se si hanno orizzonti di investimento tattici. Una panoramica delle spese in conto capitale effettuate dai principali produttori di metalli industriali suggerisce che non c’è ancora una piena risposta dell'offerta (Figura 4).

Figura 4: Settore metalli – risposta dell'offerta sottotono rispetto all'ultimo ciclo

La figura 4 mostra che, rispetto all’ultimo ciclo, la risposta del settore dei metalli industriali è inferiore.
Fonte: UBS-AM, Bloomberg all’8 luglio 2022.

Rischi per la nostra tesi

Un deterioramento più grave e improvviso dell'attività economica è il rischio principale per il nostro ottimismo sulle materie prime.

Il recente calo della domanda di benzina negli Stati Uniti è uno sviluppo negativo che monitoreremo attentamente, anche se non ci aspettiamo che possa persistere. I prezzi della benzina sono scesi e la crescita del reddito nominale è ancora ben al di sopra dei normali livelli pre-pandemia.

Inoltre, la pandemia non è del tutto superata: una mutazione del COVID-19 più contagiosa e virulenta potrebbe ridurre la mobilità e la domanda, specialmente in Cina dove i politici sono più sensibili alle ondate pandemiche e gli indicatori di mobilità a più alta frequenza hanno invertito alcuni dei loro recenti rialzi. L'Arabia Saudita o l'Iran potrebbero inoltre fornire uno shock positivo dell'offerta di petrolio per contribuire ad alleviare gli squilibri del mercato, anche se non lo riteniamo probabile.

Un “hard landing” nel settore immobiliare cinese – un rischio di coda che non rappresenta il nostro scenario di base – sarebbe piuttosto negativo per i metalli industriali, mentre alcuni sviluppi potrebbero rivelarsi positivi per alcune materie prime e negativi per altre. Se, per esempio, l'Europa dovesse razionare le forniture di gas naturale, ciò sarebbe probabilmente positivo per le esposizioni legate all'energia (in parte perché stimolerebbe il passaggio dal gas al petrolio, ove possibile), ma negativo per i metalli a causa della minore produzione industriale.

Nel medio termine, un periodo prolungato di ingenti spese in conto capitale che hanno stimolato l’offerta comprometterebbe la nostra tesi rialzista. Anche le politiche governative volte a garantire una disponibilità più costante di materiali ed energia di importanza strategica, una volta attuate, ridurrebbero probabilmente il rialzo delle materie prime a breve termine, facendo aumentare al contempo i future sulle materie prime a più lunga scadenza. Le forze disinflazionistiche legate alla tecnologia e all'innovazione potrebbero altresì giocare un ruolo nel ridurre la domanda di materie prime nel medio termine, in modi che al momento non sono ovvi e nemmeno immaginabili.

Conclusioni

Riteniamo che abbia ancora senso sovrappesare le materie prime e i titoli azionari associati, nonostante la diffusa preoccupazione per le prospettive di crescita. Il sentiment è cambiato molto più dei fondamentali sottostanti, con un esodo di massa degli investitori dagli ETF legati alle commodity nell'ultimo mese (Figura 5). Inoltre, questi asset sono utili dal punto di vista della costruzione del portafoglio per coprire eventuali ulteriori shock negativi dell'offerta indotti dalle questioni geopolitiche.

I settori dell'energia e dei materiali rimangono estremamente economici rispetto ai titoli azionari globali (v. Grafici 6 e 7), nonostante abbiano beneficiato di un lungo periodo di revisioni degli utili nettamente superiori. Sebbene non si tratti di settori del mercato a prova di recessione, riteniamo che la convenienza economica contribuisca effettivamente ad attenuare l'entità dell'ulteriore ribasso nel caso in cui le minacce all'espansione si facessero più intense.

Come è stato recentemente ricordato agli investitori, le materie prime non sono affatto un biglietto di sola andata. Intendiamo adeguare con prudenza queste esposizioni in base a considerazioni tattiche, nonché all'interno dei mercati delle materie prime alla luce delle frizioni tra l’effettiva entrata in funzione dell'offerta incrementale e gli aumenti della domanda. A nostro avviso, nel medio periodo l'offerta segnerà il passo rispetto alla domanda in molti mercati delle materie prime, il che conferisce a questi asset una forte capacità di resistenza come tema di investimento.

Figura 5: Crollo dell'interesse per i fondi azionari legati alle commodity

La figura 5 mostra che c’è stato un esodo di massa degli investitori dagli ETF legati alle commodity nell'ultimo mese.
Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati all’8 luglio 2022

Figura 6: Valutazioni interessanti dei materiali rispetto all’azionario globale

La figura 6 mostra che il settore dei materiali rimane estremamente interessante rispetto ai titoli azionari globali.
Fonte: UBS-AM, MSCI, Bloomberg. Dati all’8 luglio 2022.

Figura 7: Titoli energetici molto convenienti con trend degli utili favorevoli

La figura 7 mostra che il settore dell’energia resta conveniente e con trend degli utili favorevoli.
Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati all’8 luglio 2022.

Attrattività delle asset class (ACA)

Il grafico seguente illustra le view del nostro team di asset allocation sull’attrattività delle asset class al 7 luglio 2022. I riquadri colorati a sinistra indicano il nostro segnale complessivo per le azioni, i tassi e il credito a livello globale. Gli altri rating si riferiscono all’attrattività relativa di alcune regioni nell’ambito dei segmenti azioni, tassi, credito e valute. Poiché il grafico non comprende tutte le asset class, il segnale complessivo netto può essere parzialmente negativo o positivo.

Fonte: UBS Asset Management Investment Solutions Macro Asset Allocation Strategy team, al 7 luglio 2022. Le view, fornite sulla base di un orizzonte di investimento di 3-12 mesi, non riflettono necessariamente l’effettivo posizionamento del portafoglio e sono soggette a variazione.

Asset Class

Asset Class

Segnale complessivo/relativo

Segnale complessivo/relativo

La view di UBS Asset Management

La view di UBS Asset Management

Asset Class

Azionario globale

Segnale complessivo/relativo

Rosso

La view di UBS Asset Management

  • Secondo la nostra view, a livello di indice i titoli azionari globali sono poco interessanti in termini tattici. Il premio al rischio azionario implica che le azioni sono ancora costose. Le valutazioni azionarie subiranno probabilmente pressioni a causa dell’inasprimento delle banche centrali, mentre il rallentamento della crescita contribuisce ad aumentare i rischi di ribasso per le stime degli utili.
  • Il mercato sconterà probabilmente un rischio maggiore di recessione a causa di fattori quali l’inasprimento delle condizioni finanziarie, i rialzi aggressivi dei tassi, l’attenuazione della spesa relativa ai beni e l’inflazione elevata. I bilanci del settore privato rimangono comunque solidi, la spesa al consumo sta ruotando, non diminuendo, e le pressioni sull’inflazione core dovrebbero raffreddarsi. Un atterraggio morbido dell’economia rimane possibile, tuttavia è troppo presto per orientarsi in base a questa view.
  • In ambito azionario manteniamo pertanto un posizionamento prudente, con una preferenza per settori quali l’healthcare e regioni come il Regno Unito, che ha una composizione più difensiva. Abbiamo inoltre selezionate posizioni long sulla ciclicità attraverso titoli azionari legati alle materie prime.

Asset Class

Azionario USA

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • Le azioni statunitensi sono diventate relativamente più interessanti data la nostra cautela sull’azionario globale.
  • I titoli americani sono più aciclici e tendono a sovraperformare quando gli indici dei direttori d’acquisto del settore manifatturiero sono in calo.
  • Nell’azionario USA continuiamo a preferire gli indici statunitensi a ponderazione equa rispetto agli indici basati sulla capitalizzazione di mercato.
  • Rispetto agli altri principali mercati sviluppati, negli Stati Uniti la crescita dovrebbe evidenziare una migliore tenuta.
  • Le azioni statunitensi continuano tuttavia a presentare valutazioni a premio, il che potrebbe penalizzare la performance relativa qualora aumentassero ulteriormente le aspettative circa il tasso terminale della Fed per questo ciclo o diminuissero i rischi geopolitici.

Asset Class

Azionario dei mercati sviluppati (escl. USA)

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • Le azioni dei mercati sviluppati non statunitensi presentano valutazioni interessanti ma sono anche altamente cicliche, inoltre tendono a sottoperfomare in un contesto di continua decelerazione degli indici dei direttori d’acquisto del settore manifatturiero.
  • Ai titoli giapponesi mancano i catalizzatori che contribuirebbero a ridurre questo divario di valutazione.
  • Nonostante la recente resilienza dell’economia, le azioni europee sono ancora vulnerabili per il protrarsi della guerra russa all’Ucraina e per i rischi relativi all’accesso al gas naturale e all’attività industriale, anche se questi aspetti sono già parzialmente scontati dai mercati.

Asset Class

Azionario dei mercati emergenti (ME) (escl. Cina)

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • Preferiamo i mercati emergenti più strettamente legati alle materie prime, in quanto ci aspettiamo che la stabilizzazione della crescita in Cina stimolerà la domanda di materie prime.
  • Le azioni dei mercati emergenti hanno resistito bene alle sfide emerse all’inizio del 2022, tra le quali revisioni degli utili meno eccezionali e maggiori restrizioni alla mobilità rispetto ai mercati sviluppati, l’aumento dei tassi reali a lungo termine e la forza del dollaro USA rispetto alle valute degli altri Paesi sviluppati.

Asset Class

Azionario cinese

Segnale complessivo/relativo

Verde

La view di UBS Asset Management

  • L’orientamento delle politiche cinesi è cambiato, sia sul fronte monetario che su quello fiscale. La PBOC ha tagliato i tassi, il picco della stretta creditizia è stato superato, a nostro parere, e le autorità sottolineano l’urgenza di fornire sostegno fiscale.
  • Secondo la nostra view, gli investitori stanno scontando un rischio di ribasso eccessivo associato alle politiche anti-COVID della Cina e al mercato immobiliare, non assegnando una sufficiente probabilità a un rimbalzo dell’economia che è già in corso.
  • Le valutazioni relative delle società di internet cinesi rispetto alle società comparabili statunitensi indicano che le loro prospettive di utili a lungo termine scontano un pessimismo eccessivo, inoltre riteniamo che l’intensità della stretta normativa stia diminuendo.
  • In una prospettiva di stagionalità, le azioni cinesi hanno mostrato la tendenza a sovraperformare in vista del Congresso del Partito comunista cinese

Asset Class

Duration globale

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • I rischi per i rendimenti obbligazionari a lungo termine sono ben bilanciati, dopo che i trader hanno scontato un inasprimento aggressivo da parte delle banche centrali e un rallentamento dell’attività economica. Prevediamo un aumento dei tassi reali mentre l’inflazione raggiungerà il picco e la Federal Reserve inasprirà ulteriormente la politica monetaria, ma riteniamo che questo effetto sarà controbilanciato da un calo delle aspettative di inflazione.
  • I titoli governativi continuano a svolgere un importante ruolo di diversificazione nella costruzione del portafoglio, proteggendo dai ribassi le posizioni pro-cicliche.

Asset Class

Obbligazionario USA

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • I Treasury USA rimangono il principale bene rifugio a livello mondiale e la prima fonte di rendimento privo di rischio. La Federal Reserve è pronta a portare i tassi in territorio restrittivo per sedare le pressioni inflazionistiche, anche se questo danneggia il mercato del lavoro e mette a rischio l’espansione. La stretta quantitativa non rappresenta, a nostro avviso, un catalizzatore molto potente per il segmento obbligazionario.
  • Il pricing del mercato per il tasso terminale della Federal Reserve in questo ciclo ha subito un notevole aggiustamento al rialzo e parti della curva dei rendimenti implicano già dei tagli ai tassi di interesse nel 2023. La Fed ha definito un livello elevato per eventuali sorprese al rialzo dell’inflazione quest’anno, lasciando spazio affinché i tassi possano scendere lungo la curva scontando alcuni degli aumenti previsti. Un inasprimento ancora più pronunciato sul tratto a breve potrebbe inoltre aumentare il rischio percepito di recessione e fornire un bid per il tratto a lungo.

Asset Class

Obbligazionario dei mercati sviluppati (escl. USA)

Segnale complessivo/relativo

Rosso

La view di UBS Asset Management

  • Continuiamo a ritenere poco interessanti i rendimenti sovrani dei mercati sviluppati al di fuori degli Stati Uniti. La Banca Centrale Europea ha accelerato i tempi per il tapering, nonostante i rischi di ribasso per la crescita legati all’invasione russa, e ha delineato un piano per abbandonare i tassi ufficiali negativi entro la fine del terzo trimestre.
  • l dominio della Bank of Japan sul mercato e la sua strategia di controllo della curva dei rendimenti riducono di molto l’uso di questa asset class al di fuori delle posizioni di valore relativo. Le scadenze oltre i 10 anni potrebbero essere più vulnerabili se dovesse ricominciare il repricing globale della duration

Asset Class

Debito corporate investment grade (IG) USA

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • I rendimenti complessivi del debito IG USA sono diventati molto più interessanti, dato l’aumento da inizio anno dei tassi risk-free e l’ampliamento degli spread.
  • Tuttavia, la performance convessa tipicamente negativa del credito all’aumentare dei rischi di recessione scontati dal mercato giustifica una certa cautela a breve termine.

Asset Class

Obbligazionario high yield USA

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • Gli spread high yield si sono ampliati in modo significativo ed esprimono maggiori preoccupazioni sulle prospettive di crescita rispetto ai titoli azionari, tuttavia gli spread non sono ancora ai livelli osservati al picco dei timori per la crescita nel 2011 e all’inizio del 2016.

Asset Class

Debito Mercati emergenti

Dollaro USA Valuta locale

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • Abbiamo una view neutrale sulle obbligazioni dei mercati emergenti denominate in dollari, riconducibile all’equilibrio tra opportunità di carry e rischio di duration, fattori controbilanciati dai rischi di ribasso per la crescita.
  • Il credito asiatico presenta valutazioni appetibili ed è destinato a realizzare buone performance in contesti che non vedano concretizzarsi scenari economici fortemente avversi.
  • Un contesto più positivo del carry per le obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale, a seguito dei rialzi dei tassi realizzati nel 2021, ha aumentato la resilienza di questa asset class anche mentre viene prezzato l’inasprimento aggressivo della Fed.

Asset Class

Titoli sovrani cinesi Valuta

Segnale complessivo/relativo

Grigio

La view di UBS Asset Management

  • L’attrattività dei titoli governativi cinesi è in parte diminuita con la compressione dei differenziali dei tassi nominali rispetto al resto del mondo, ma il loro appeal è sostenuto dalle caratteristiche difensive, non condivise da buona parte dell’universo ME, nonché dal loro basso beta rispetto agli indici obbligazionari globali. Riteniamo che la combinazione di allentamento monetario e possibile stabilizzazione dell’attività interna dovrebbe evitare forti pressioni al rialzo sui rendimenti nei prossimi 3-12 mesi.
  • Il dollaro USA è ben posizionato per rimanere elevato, se non rafforzarsi ulteriormente. I differenziali di crescita reale rispetto ad altre economie sviluppate rimarranno probabilmente sostanziali perché gli Stati Uniti sono meglio protetti dallo shock negativo dell’offerta di energia. I rischi geopolitici elevati e le prospettive di diffusi timori di un rallentamento costituiscono inoltre un solido floor per il dollaro.
  • Alcune valute dei mercati emergenti, quali COP e BRL, sono destinate a sovraperformare le valute asiatiche cicliche e selezionati esportatori di materie prime del G10, dato il carry interessante.

Fonte: UBS Asset Management. Al 7 luglio 2022. Le view, fornite sulla base di un orizzonte di investimento di 3-12 mesi, non riflettono necessariamente l’effettivo posizionamento del portafoglio e sono soggette a variazione
 

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