Lucy Thomas
Head of Sustainable Investing

Non è realistico aspettarsi che le preferenze dei clienti in materia di sostenibilità siano perfettamente allineate. I principi morali, dopo tutto, sono personali e ciò che rappresenta una priorità per un investitore può suscitare indifferenza in un altro. Lucy Thomas parla della crescente necessità di personalizzazione nel panorama ESG e del ruolo degli investimenti attivi e indicizzati in questa prospettiva.

Sostenibilità significa cose diverse per persone diverse. Le posizioni sui principali temi ambientali, sociali e di governance (ESG) sono solitamente riconducibili al nostro sistema di convinzioni personali, che immagino articolato lungo due dimensioni.

La prima è quella delle convinzioni relative all’investimento sostenibile: la propria visione del futuro e la relativa visione del rischio e del rendimento. In questa prospettiva, il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio può comportare enormi effetti dirompenti che non sono stati calcolati.

La seconda dimensione riguarda le preferenze in materia di sostenibilità: ciò che si desidera evitare, raggiungere, accettare come investitori individuali o istituzionali. Un fondo sovrano, ad esempio, può voler promuovere lo sviluppo sostenibile nella sua regione, oppure un fondo pensione che rappresenta il settore dell'istruzione, ambito prevalentemente femminile, può volersi assicurare che i principi di diversità, equità e inclusione siano prioritari nelle scelte di allocazione del capitale. O ancora, un individuo o un'organizzazione possono semplicemente volere la certezza che il capitale allocato non violi le norme internazionali sui diritti umani.

Anche evitare danni reputazionali derivanti da questioni di sostenibilità è una valida preferenza di sostenibilità, e non richiede alcuna convinzione circa la rilevanza delle questioni ESG ai fini del rendimento per essere inclusa in un portafoglio.

Stabilire una definizione di sostenibilità è così difficile anche perché il concetto è in continua evoluzione. Un'intricata danza tra scienza, media, regolamenti e norme internazionali e societarie contribuisce a plasmare le nostre opinioni su come dovrebbe apparire il mondo, su ciò che è importante per noi e ciò che, invece, non lo è.

C’è un parallelismo con il resto degli investimenti, nel senso che non esiste un portafoglio unico valido per tutti gli investitori. Quello tra “value” e “growth” è un dibattito che dura da tempo, così come il divario tra gestione attiva e passiva. Alcuni investitori sono in grado di sopportare l'illiquidità, mentre per altri non rientra tra i rischi accettabili. Si tratta di far coincidere la propensione al rischio con gli obiettivi d'investimento.

Quando si parla di sostenibilità, dobbiamo inoltre abbinare le preferenze di sostenibilità all'individuo o all’organizzazione, e a mio avviso non siamo particolarmente maturi, come settore, nell'articolare tali preferenze. Spesso confondiamo le convinzioni in tema di investimenti sostenibili (ad esempio, se i diritti umani siano una questione finanziariamente rilevante o se il rischio climatico sia scontato dai mercati) con le preferenze in materia di sostenibilità (i risultati preferiti derivanti dall'allocazione del capitale, per esempio non violare le norme minime in materia di diritti umani o non danneggiare l’ambiente, o anche ottenere risultati ambientali positivi attraverso l'allocazione del capitale).

Gli investitori devono dedicare più tempo a cercare di capire quali sono le loro preferenze in materia di sostenibilità in quanto individui e organizzazioni. Questo dovrebbe aiutarli a navigare nella grande confusione ESG e a trovare il portafoglio più adatto a soddisfare tutti gli obiettivi.

Ma è necessario anche ricordare che questo lavoro non è mai "finito". La sostenibilità, così come la legge, è un concetto fluido. Nel film “Una giusta causa”, che narra la vita e la carriera della giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsberg, c'è una grande battuta che esprime questo concetto:

 I giudici sono vincolati dai precedenti, ma non possono ignorare il cambiamento culturale. Un tribunale non dovrebbe essere influenzato dal clima del giorno, ma dal clima dell'epoca. ... La legge non è mai finita. È un lavoro in corso... e lo sarà sempre.

Dobbiamo quindi riconoscere che la sostenibilità è in continua evoluzione e che anche gli investitori dovrebbero continuare a fare evolvere i propri portafogli per garantire che le loro preferenze in materia di sostenibilità riflettano le preferenze dei relativi beneficiari.

 La legge non è mai finita. È un lavoro in corso. Ruth Bader Ginsberg

Un vero e proprio buffet ESG: preferenze di personalizzazione e allineamento ai valori societari

Possiamo quindi affermare con certezza che non ci sarà mai una soluzione valida per tutti in tema di sostenibilità; ma se gestita con attenzione, la variabilità delle preferenze dei clienti ci offre anche una grande opportunità per innovare la gamma di soluzioni proposte. 

Possiamo, e già lo facciamo, rispondere alle diverse preferenze ESG degli investitori con portafogli che mirano a una serie di specifici risultati per loro significativi. E questi possono e devono spaziare tra mercati attivi e indicizzati e tra mercati pubblici e privati. La crescita delle strategie tematiche d'impatto e sostenibili, nonché delle soluzioni di indicizzazione e di ETF sostenibili, ne è la prova.

Oltre ai tradizionali portafogli ESG che escludono le società coinvolte in pratiche controverse, gli investitori possono ora scegliere strategie d'investimento attive o passive su temi legati alla sostenibilità come il cambiamento climatico, la biodiversità, l'economia blu (marina), l'economia circolare, la gestione dei rifiuti, la nutrizione e la parità di genere. I temi selezionabili possono essere ancora più granulari, ad esempio è possibile scegliere tra una serie di ETF che assumono un'esposizione al litio, un componente cruciale delle batterie che svolge un ruolo fondamentale nella transizione verso lo zero netto.

Nel frattempo, abbiamo visto proliferare i prodotti d'investimento progettati per promuovere i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Dalla delega alla precisione: la democratizzazione del voto degli azionisti

Si sta inoltre diffondendo un movimento che vuole mettere il voto alle assemblee annuali degli azionisti nelle mani degli azionisti veri e propri. Regolamentazione e tecnologia si stanno attualmente scontrando in questo ambito per dare agli investitori più voce in capitolo sull'impatto della stewardship dei loro portafogli. L’Unione europea ha fatto da apripista: la Tassonomia Ue si pone l’obiettivo di chiarire quali dovrebbero essere le regole del gioco per gli investimenti ESG.

Dall'agosto 2022, le società finanziarie che operano negli Stati dell’Unione europea devono conformarsi ai nuovi requisiti della MiFID II. I distributori devono ora ottenere anche informazioni sulle preferenze di sostenibilità dei clienti per stabilire se un determinato prodotto è adatto alle loro esigenze.

Nel Regno Unito, invece, lo Stewardship Code – sottoscritto da 235 organizzazioni1 – richiede ai gestori degli investimenti di offrire una rendicontazione più completa e personalizzata, anche in materia di ESG. "La stewardship degli investitori è importante per mantenere l'attenzione sulla creazione di valore sostenibile a lungo termine per un'ampia gamma di esigenze economiche e sociali", ha spiegato il CEO Sir Jonathan Thompson nell’ultimo report sullo Stewardship Code.2

 68% di crescita prevista dell'ESG come categoria nel Fintech entro il 2025

Mentre cresce la pressione affinché gli istituti finanziari rispecchino i desideri degli investitori, aumenta il numero di società Fintech ESG che non chiedono altro che aiutarli. In effetti, l'ESG è la categoria che sta crescendo più rapidamente nell'ambito Fintech e secondo le previsioni crescerà del 68% nei tre anni fino alla fine del 2025, diventando un'industria da 53,5 miliardi di dollari.3
La collaborazione tra gli standard e le agenzie di corporate reporting, i proxy advisor come Glass Lewis e ISS e i consulenti di ricerca ha portato a esempi di trasferimento dei poteri di voto agli investitori. Il “pass-through voting” (trasferimento del voto) è una tecnica che dà agli investitori un'influenza proporzionale alle partecipazioni possedute.

La natura intermediata del nostro settore fa sì che gran parte dell'onere di garantire un tale livello di informazione degli investitori finali ricada su altri soggetti lungo la catena del valore, tuttavia la nostra politica di voto prevede un processo di revisione annuale che orienta tutti i nostri voti e include la consultazione con i clienti, per garantire l'allineamento.

Il piatto del giorno

La tendenza dominante è chiara: per rimanere rilevanti, gli asset manager devono continuare a innovare e a concentrarsi sul miglioramento della personalizzazione. Solo offrendo ai nostri clienti prodotti, soluzioni ed esperienze personalizzate, compresi i servizi di stewardship, saremo in grado di rimanere rilevanti.
Ma come vi dirà qualsiasi ristoratore di successo, il segreto è evitare di creare un menù infinito di opzioni in cui ogni piatto servito sia di qualità mediocre. Dobbiamo invece identificare le aree (ricette) di vantaggio competitivo dove possiamo aggiungere valore tangibile.

Sull’autore
  • Lucy Thomas

    AM Head of Sustainable Investing

    È stata Head of Investment Stewardship presso TCorp, creando un quadro per gli investimenti sostenibili e gestendo 110 miliardi di AUD come membro del Management Investment Committee. Ex Global Head of Sustainable Investment in Willis Towers Watson (2014-2018), Lucy è anche membro della TCFD e dell'Investor Advisory Group dell'IFRS International Sustainability Standards Board. Detiene la qualifica di Chartered Financial Analyst (CFA) Charterholder.

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Edizione dedicata agli investimenti sostenibili

Questa edizione speciale di Panorama è interamente dedicata agli investimenti sostenibili e mette un punto fermo sulla direzione che dovremo intraprendere.

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