Autori
Ellis Eckland Alex Leung Andrew Farnell

Abbiamo parlato con tre esperti degli investimenti di UBS AM per valutare il ritmo e la portata di questi sviluppi e cercare di capire dove stanno emergendo le opportunità e i rischi.

Con l'industrializzazione delle economie, il fiorire della scienza e dell'ingegneria e la crescita e l'urbanizzazione della popolazione mondiale, nei duecento anni tra il 1800 e il 2000 la domanda di energia, principalmente da combustibili fossili, è cresciuta a ritmi vertiginosi a causa di una massiccia espansione globale.

Tuttavia, mentre nuove e più efficienti fonti energetiche diventavano gradualmente dominanti – il petrolio ha soppiantato il carbone, che a sua volta ha rimpiazzato il legno – abbiamo continuato ad aumentare l'uso dei combustibili esistenti. Oggi stiamo cercando di rendere le rinnovabili la fonte energetica dominante, e dobbiamo riuscirci entro e non oltre il 2050 se vogliamo raggiungere l'azzeramento delle emissioni nette e vincere la battaglia contro il cambiamento climatico.

Come sarà il nostro sistema energetico futuro?

La visione dell'AIE sul futuro sistema energetico del 2050

Approvvigionamento energetico per fonte nell'ambito dello scenario IEA Net Zero

This chart is a net zero forecast for the amount usage of the different types of non-renewable and renewable energy sources that will be used between the years of 2000 to 2050.

Il grafico mostra una diminuzione delle fonti di energia non rinnovabili con il passare degli anni e un aumento dell'uso di fonti di energia rinnovabile come l'energia solare.

Ma alcuni fattori complicano lo scenario. Anzitutto, dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto finora: ridurre drasticamente l'uso dei combustibili fossili. Secondo la visione dell'Agenzia internazionale dell’energia (AIE) su come deve evolvere il sistema energetico per raggiungere lo zero netto, l'uso del petrolio e del carbone dovrebbe avere già raggiunto il picco e potrebbe iniziare a diminuire rapidamente nei prossimi tre decenni. Dobbiamo inoltre ridurre il nostro utilizzo complessivo di energia, tenendo presente che esiste una stretta correlazione tra domanda e crescita economica.

 Dobbiamo ridurre il nostro consumo complessivo di energia. 

Immaginate di superare le conquiste di oltre due secoli in un paio di decenni o di completare il lavoro di una vita nel giro di pochi anni.
È una prospettiva sconfortante. Ma questo, e forse anche di più, è ciò che deve accadere se il mondo vuole realizzare la rivoluzione energetica verde. In poche parole, la transizione verso un sistema energetico a zero emissioni nette sarà il più grande progetto di investimento della storia umana. Può sembrare un’esagerazione, ma è la realtà.

Ellis Eckland, analista di ricerca Active Equities, Alex Leung, analista infrastrutture Real Estate e Private Markets, e Andrew Farnell, senior analyst di UBS O'Connor, ci spiegano perché.

Come afferma Ellis Eckland, analista di ricerca del team Active Equities di UBS Asset Management: "Ci sono voluti più di 150 anni perché il carbone sostituisse il legno come fonte energetica dominante, successivamente il petrolio ha impiegato più di cinquant’anni per sostituire il carbone. Per rispettare le proiezioni dell'AIE, il mondo dovrà sostituire efficacemente petrolio, gas e carbone in meno di trent’anni. A rendere questa sfida ancora più ardua, si prevede che il consumo totale di energia diminuirà durante questo periodo, il che significa che le economie dovranno subire una contrazione nel corso del processo."

Eckland osserva che gli aspetti economici dell'attuale transizione sono in contraddizione con la storia: "In passato abbiamo sostituito il carbone con il petrolio perché era più economico e migliore, e questo ha portato a una crescita elevata. Adesso stiamo per sostituire il petrolio con energie rinnovabili più costose in un periodo di crescita lenta, nel migliore dei casi."

Cinque aree chiave per gli investimenti energetici

Secondo l'analisi di UBS, sono cinque le aree chiave in cui si concentreranno gli investimenti nel settore energetico: elettricità rinnovabile, biocarburanti avanzati, idrogeno, cattura e stoccaggio del carbonio e stabilità della rete, ognuna con le sue componenti.

 I biocarburanti avanzati rappresentano di fatto il futuro del trasporto aereo.

La più semplice è quella delle energie rinnovabili. Ci sono già stati investimenti molto significativi nell'energia eolica e solare, ma è necessario investire capitali anche nella catena di approvvigionamento delle energie rinnovabili. Saranno necessarie quantità molto più elevate di rame, argento e metalli rari, oltre a litio, ferro e acciaio.
"Direi che la catena di approvvigionamento delle rinnovabili crea probabilmente la maggiore strozzatura nella transizione verso lo zero netto", afferma Eckland. “Come settore è sottoinvestito, anche se in misura minore per le rinnovabili stesse."

Anche qui non mancano i problemi, tra cui la probabile carenza di rame, considerato che ci vogliono vent’anni per costruire una nuova miniera. "Si prevede che la domanda di rame arriverà ad aumentare anche del 40%, e secondo alcune stime raddoppierà entro il 2035. Non è affatto chiaro da dove verrà tutto questo rame", sostiene Eckland.

I biocarburanti avanzati rappresentano di fatto il futuro del trasporto aereo. Secondo la nostra view, l'utilizzo di carburante sostenibile per l’aviazione, che può essere prodotto da oli animali e vegetali riciclati, associato all'allungamento della vita delle flotte di aerei esistenti, è il modo più sostenibile per continuare a utilizzare l'aria come mezzo di trasporto.

Secondo Eckland, le proiezioni sulla crescita dell'idrogeno indicano un aumento da “massiccio a supermassiccio". Il mondo ha bisogno di idrogeno per decarbonizzare i processi industriali, come la produzione di acciaio o cemento, che richiedono elevati livelli di calore ma sono essenziali per la costruzione delle energie rinnovabili.

La cattura e lo stoccaggio del carbonio (carbon capture and storage, CCS) rappresentano uno dei temi meno esplorati dei cinque indicati, ma poiché i viaggi aerei e l'agricoltura, così come altre attività, rimarranno probabilmente emettitori netti di carbonio, sarà fondamentale gestire parte della CO2 prodotta. In effetti, l'ultimo rapporto IPCC conferma la necessità della CCS, affermando che "la rimozione dell'anidride carbonica (carbon dioxide removal, CDR) sarà necessaria per ‘controbilanciare’ le emissioni residue difficili da abbattere in alcuni settori, ad esempio alcune emissioni provenienti dall'agricoltura, dall'aviazione, dal trasporto marittimo e dai processi industriali."1

"Le proiezioni più ottimistiche degli scenari net-zero dell'AIE e di altri studi analoghi implicano che entro il 2050 dovremo catturare il 25% del carbonio che emettiamo oggi, una quantità davvero enorme", afferma Eckland, equivalente secondo le stime al 2,5% del PIL mondiale.

La stabilità della rete è un problema perché le fonti rinnovabili, a eccezione dell'energia geotermica e idroelettrica, sono per la maggior parte intermittenti e instabili. Secondo Eckland, gli investimenti per la stabilità della rete verranno effettuati in settori che vanno dalle batterie e dalla biomassa all'intelligenza artificiale e a nuovi concetti come l'energia idroelettrica pompata e lo stoccaggio per gravità, che sfrutta l'attrazione gravitazionale della roccia. I meccanismi di incentivazione, in particolare negli Stati Uniti, stanno spingendo gli investitori e gli asset owner a individuare nuovi progetti dove le sovvenzioni sono più interessanti, a volte tornando in mercati che avevano precedentemente abbandonato.

Creare scalabilità e certezza

Il modo in cui si realizzano e si coltivano gli investimenti in queste aree sta tuttavia modificando il panorama, comprese le dinamiche del rapporto tra settore pubblico e privato. I meccanismi pubblici di incentivazione, in particolare negli Stati Uniti, stanno spingendo gli investitori e gli asset owner a individuare nuovi progetti dove le sovvenzioni sono più interessanti, a volte tornando in mercati che avevano precedentemente abbandonato.

Alex Leung, analista infrastrutture nel team Research & Strategy dell'unità Real Estate & Private Markets di UBS Asset Management, cita in particolare l'Inflation Reduction Act (IRA) del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, approvato lo scorso anno, che descrive come "forse la più importante legislazione sull'energia pulita nella storia degli Stati Uniti."

Secondo Leung l’Inflation Reduction Act, che conta ben 700 pagine, presenta tre caratteristiche fondamentali. Anzitutto ha una durata di almeno dieci anni, pertanto pone fine alla tendenza di prorogare di anno in anno i sussidi esistenti che innescava un ciclo artificiale di “stop e start" tra gli sviluppatori, con la sospensione dei lavori su un progetto, ad esempio un nuovo parco eolico, fino al rinnovo delle agevolazioni fiscali.

"Questo crea un ciclo altalenante di espansione e contrazione deleterio per la crescita di tutti i settori: basti pensare alla forza lavoro, alla capacità produttiva, alla capacità della catena di approvvigionamento, che ogni volta devono essere avviate e poi interrotte. Per i prossimi dieci anni non avremo più questo problema", afferma Leung.

 Si prevede un grande aumento della varietà di progetti di energia pulita.

"La seconda caratteristica è l’enorme portata dei crediti d'imposta e dei sussidi per l'energia pulita concessi a tutte queste diverse tecnologie, non solo all'eolico e al solare, ma anche allo stoccaggio autonomo di energia, al gas naturale rinnovabile, all'idrogeno e ad altri settori", prosegue Leung.

Anche il processo per beneficiare finanziariamente dei crediti d'imposta è stato snellito, di conseguenza si prevede un grande aumento della varietà di progetti di energia pulita che saranno sostenuti da un mercato di finanziamento più efficiente.

Terzo, l’Inflation Reduction Act è stato concepito per sostenere la catena di approvvigionamento pulita interna al Paese e per aumentare la resilienza del suo settore manifatturiero, pertanto rappresenta sia una politica industriale, sia un programma energetico. Secondo il Net-Zero America Project dell'Università di Princeton, con l’approvazione di questa legge gli Stati Uniti spenderanno almeno altri 1.000 miliardi di dollari in investimenti per l'energia pulita nei prossimi dieci anni.

Una sana concorrenza

Sebbene si tratti essenzialmente di una politica statunitense, l’Inflaction Reduction Act sta avendo un impatto globale, spingendo altri Paesi in tutto il mondo a elaborare una propria risposta politica, ugualmente concepita per attrarre investimenti interni e in concorrenza con le controparti americane.

L'audacia della politica statunitense ha causato tensioni in aree come l'Europa, che in passato ha criticato gli Stati Uniti per l'eccessiva motivazione al profitto e per avere trascurato il problema del clima. Tuttavia, attaccare la più importante legge statunitense in materia di energia pulita perché non è favorevole al libero scambio sembrerebbe ipocrita, ed è per questo che l’Unione europea sta perseguendo politiche industriali analoghe.

Secondo Leung, l’Ue sta cercando il modo di varare politiche che vadano a beneficio di tutti i suoi Stati membri, anziché limitarsi a promuovere le potenze industriali di Francia e Germania. "Un'idea è quella di creare un fondo di sovranità dell’Ue che fornisca finanziamenti per progetti di energia pulita in tutti gli Stati membri."

Andrew Farnell, analista senior di UBS O'Connor, concorda sul fatto che la regolamentazione degli Stati stia contribuendo a sbloccare una potente risposta in termini di investimenti da parte del settore privato. Secondo le stime della Casa Bianca, da quando è stato approvato l'IRA sono tornati negli Stati Uniti circa 300 miliardi di dollari di capitale d'investimento, una cifra significativa rispetto alla spesa in conto capitale (capex) del settore manifatturiero di base, pari a circa 700 miliardi di dollari.

"Se si considerano tutti i progetti di internalizzazione proposti per i prossimi quattro o cinque anni, ciò equivale a una crescita del 4%-5% del solo capex, e questo senza gli aumenti standard", afferma Farnell.

"Tra i temi che, in qualità di investitore, vorrei esplorare ci sono i beni strumentali, tra cui ovviamente il capex dei semiconduttori, l'automazione – in quanto vediamo l'espansione della produzione negli Stati Uniti con i veicoli elettrici e le batterie, ad esempio – e l'edilizia, compresi i materiali da costruzione, ma anche il noleggio di attrezzature."

L’enorme portata degli investimenti e le dimensioni dei progetti in corso stanno trasformando alcuni mercati, aggiunge Farnell. "Per quanto riguarda il noleggio di attrezzature per il settore edile, ci sono solo due o tre aziende in grado di fornire il livello di attrezzature necessario per questi mega progetti. Così si passa da un settore altamente frammentato e competitivo a uno in cui ci sono in sostanza due grandi operatori che probabilmente si prenderanno una quota sproporzionata del mercato."

Gli immobili commerciali rappresentano un ulteriore esempio, dato che gli edifici sono responsabili del 40% delle emissioni globali. In un recente rapporto la Commissione europea ha classificato il 75% del patrimonio edilizio dell’Ue come inefficiente, il che significa che il tasso di rinnovamento energetico deve raddoppiare rispetto ai livelli attuali per raggiungere i futuri obiettivi di emissioni. In risposta, la Commissione ha elaborato una legislazione armonizzata per incoraggiare il finanziamento delle ristrutturazioni a livello locale e rimuovere gli ostacoli burocratici.

 Gli edifici sono responsabili del 40% delle emissioni globali.

I segnali più potenti provengono dai mercati, e questo motiva il settore privato a fornire una risposta contestuale al sostegno del governo. Lo si osserva con evidenza nei valori immobiliari degli edifici ristrutturati secondo gli standard energetici più efficienti, con premi del 25% a Londra e del 35% a Parigi secondo i dati forniti da MSCI. Data la crescente enfasi sulla decarbonizzazione nelle politiche governative e la notevole biforcazione dei valori di mercato, è probabile che la ristrutturazione del patrimonio edilizio acceleri nei prossimi anni.

In definitiva, gli effetti dirompenti del passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio, concentrato in un periodo di tempo relativamente breve, stanno creando nuove opportunità (non sempre evidenti) e probabilmente continueranno a crearne per gli investitori che vogliono stare dalla parte giusta del cambiamento, mentre la storia, seppur accelerata, si svolge davanti ai nostri occhi.

Sugli autori
  • Ellis Eckland

    Portfolio Manager Climate Action

    Ellis Eckland è lead portfolio manager per le strategie UBS Climate Action e UBS Future Energy Leaders. È inoltre Senior Investment Analyst nel team Global Equity di UBS AM, specializzato nei settori delle energie rinnovabili, dei materiali e dell'energia convenzionale. Ellis è entrato a far parte di UBS AM nel 2010. In precedenza, è stato ex Presidente e CIO di Eckland Capital Management e ha rivestito ruoli precedenti presso Frontpoint Partners e Putnam Investments come analista di energia e materiali.

  • Alex Leung

    Infrastructure Analyst, Research & Strategy

    Alex Leung, Infrastructure Analyst nel team Research & Strategy di UBS AM Real Estate & Private Markets. Alex è entrato in UBS AM nell'aprile 2018 e lavora a stretto contatto con i team di investimento per sviluppare strategie a lungo termine. Precedentemente, è stato vicepresidente presso Sanford C. Bernstein, analizzando gli investimenti nei settori dell'energia, dei servizi pubblici e dell'industria. Ha ricoperto posizioni in dipartimenti di ricerca e trading a Hong Kong e New York.

  • Andrew Farnell

    Research Analyst - O'Connor

    Andrew Farnell è un analista finanziario esperto con più di 13 anni di esperienza. Ha conseguito un MBA presso l'Imperial College di Londra, completando la sua prima laurea in Economia presso l'Università di Liverpool. Andrew ha lavorato presso rinomate istituzioni come Rathbones, Dresdner Bank, Baring Asset Management, Morgan Stanley, M&G Investments e TT International. Attualmente ricopre il ruolo di Senior Analyst presso UBS O'Connor, grazie alla sua esperienza nella gestione degli investimenti e nell'analisi azionaria.

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Edizione dedicata agli investimenti sostenibili

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