Teresa Gioffreda
Investment Strategist, UBS AM
  • Benché tutti ci fossimo abituati alla condizione di tassi d’interesse estremamente bassi degli ultimi anni, occorre riconoscere che tale condizione non rappresentava comunque la normalità. Secondo Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia e imprenditorialità presso la SDA Bocconi School of Management, la situazione che si sta concretizzando è quella del ritorno di una normale volatilità dei prezzi.
  • L’inflazione è data dal rapporto tra il volume della moneta in circolazione (ovvero il valore nominale della moneta) e il valore dei beni e servizi prodotti da un’economia. Quando il valore dei beni e servizi non cresce alla velocità con cui cresce la quantità di moneta in circolazione, il manifestarsi dell’inflazione risulta inevitabile.
  • Il ritorno dell’inflazione con le caratteristiche con cui si è manifestata oggi, spinge a credere che il fenomeno non sarà tanto passeggero. Come proteggersi dunque dall’inflazione? Benché compiere una scelta d’investimento possa sembrare molto più complicato in tale contesto di incertezza e di dubbio, mantenere il proprio denaro nel conto corrente rischia di non essere, in questa situazione, una forma di risparmio.
  • Prima di questi dieci anni di tassi rasenti lo zero, i tassi d’interesse erano simili ai livelli attuali. Ma perché allora diciamo che i tassi di adesso non sono normali e troppo alti? In realtà si può dire che i tassi d’interesse sono stati alzati tardivamente e in maniera troppo repentina, perché le banche centrali, tra cui la BCE, hanno sperato che l’inflazione fosse temporanea. In realtà le informazioni che andavano date al mercato erano che i rischi d’inflazione che derivavano dai blocchi di produzione dovuti alla pandemia e al rimbalzo delle catene del valore, dovevano essere intese in maniera superiore. Purtroppo non è stato così, e l’inflazione ha in qualche modo sorpreso mercati, investitori e risparmiatori.
  • L’inflazione può essere rappresentata anche come problema istituzionale. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno una politica monetaria e fiscale fondamentalmente coordinate, anche se la Fed è molto autonoma, soprattutto se paragonata alle BCE. In Europa, invece, la Banca Centrale Europea si occupa della politica monetaria, anche se attende sempre le decisioni della Fed prima di agire, ma dall’altra parte non abbiamo una politica fiscale comunitaria, ma ogni Paese ha la propria. Questo assetto rende più complessa la lotta all’inflazione. Una soluzione potrebbe essere quella di rendere coordinate la politica monetaria e quella fiscale, creandone una collettiva. Un piccolo passo è stato fatto con NextGenerationEU, ovvero la prima forma di debito pubblico europeo, ma non è ancora possibile parlare di una politica fiscale europea.

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