Teresa Gioffreda
Head of GWM Client Coverage Italy, UBS Asset Management
  • Fino a circa due anni fa i mercati azionari erano più interessanti di quelli obbligazionari, dato il contesto di bassi tassi di interesse che implicava rischi più contenuti, ma di conseguenza anche rendimenti minori. Si parlava pertanto di T.I.N.A., ovvero There is no alternative, intendendo che il segmento dell’azionario fosse l’unico a rappresentare un’alternativa per gli investitori.
  • Per Davide Maspero, professore presso l’Università Bocconi di Milano, durante gli ultimi anni caratterizzati da bassi tassi di interesse, molti investitori e operatori del settore finanziario per generare rendimenti, si posizionavano su scadenze più lunghe con l’obiettivo di ottenere performance maggiori, andando inevitabilmente anche incontro a maggiori rischi. Tali rischi erano tuttavia spesso maggiori rispetto al rendimento in più che permettevano di raggiungere.
  • Da un punto di vista qualitativo, il mondo dell’obbligazionario è relativamente semplice. I due elementi da tenere sempre sotto controllo sono il rischio di tasso e rischio di credito. Il primo, in modo elementare, rappresenta il rischio legato alla durata dei titoli a cedola fissa, mentre il secondo, si riferisce al rischio dell’emittente. Tanto più un emittente è percepito come rischioso e tanto più dovrà remunerare i sottoscrittori del proprio debito per compensare tale rischio, che non è legato solo al momento dell’emissione del titolo, ma a tutta la sua durata.
  • Il merito creditizio viene espresso dalle agenzie di rating, benché il rating assegnato non sia di per sé una garanzia della qualità del titolo, che può infine essere classificato come «Investment Grade» (alto merito creditizio) o «High Yield» (basso merito creditizio).
  • Nel contesto di mercato attuale ci sono diverse alternative rispetto all’azionario. Lo scenario dell’obbligazionario è interessante per chi crede in una temporaneità del rialzo dei tassi e dell’inflazione. Per chi invece predilige l’azionario, su cui c’è stata una correzione rilevante dei prezzi nel 2022 e una forte volatilità nel 2023, gli esiti dipendono da numerosi fattori, non solo legati al piano economico, ma anche geopolitico. Pertanto l’investitore più prudente potrebbe scegliere di investire con rischi più controllati nell’obbligazionario dove i rendimenti in termini reali, data l’inflazione, restano negativi, ma risultano invece positivi in termini nominali a livello di patrimonio. Se si desidera invece ottenere rendimenti maggiori, occorre spostarsi su un segmento diverso, ma anche prendere coscienza dei rischi maggiori.
  • Per quanto riguarda l’andamento dei tassi d’interesse, le banche centrali potrebbero bloccarlo o abbassarlo per diversi motivi, tra cui il rallentamento dell’inflazione, che nasce anche dall’aumento dei costi delle materie prime e di fattori fuori dal controllo delle banche centrali. Tuttavia, la scelta di abbassare i tassi potrebbe essere indotta dalla consapevolezza che l’economia non riesce più a sostenere un così alto livello di tassi, dato anche il rallentamento del debito in circolazione.

Reddito fisso: nuove opportunità all’orizzonte?

Dopo un decennio di T.I.N.A. in cui abbiamo dovuto prendere esposizioni su mercati più rischiosi come i mercati emergenti o quelli ad alto rendimento, oggi il contesto appare mutato. Con l’aumento dei tassi d’interesse e dunque l’aumento dei rendimenti, le obbligazioni tradizionali governative e corporate investment grade rappresentano una delle aree più interessanti nell’ambito dei mercati obbligazionari. Ma in che modo è cambiato il contesto obbligazionario?

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