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  • Il debito mondiale può essere semplificato come la somma del rapporto tra il debito e il PIL di un Paese. Se sommiamo questi rapporti per tutti i Paesi del mondo, otteniamo la somma del rapporto debito-PIL mondiale.
  • Per capire se il numero derivante da tale rapporto è alto o basso, occorre prima capire quanta ricchezza ogni Paese produce con il PIL a disposizione rispetto al debito prodotto annualmente. Questo consente di verificare la sostenibilità del debito e dunque la possibilità di ripagarlo.
  • In generale, secondo gli economisti, se il rapporto debito-PIL supera il 100%, inizia ad esserci una soglia di attenzione, in quanto un Paese per ripagare il proprio debito è costretto a investire di meno, crescendo dunque di meno e producendo meno ricchezza, rendendo in definitiva il debito meno sostenibile. Oggi molti Paesi si stanno avvicinando a valori del rapporto debito-PIL storicamente elevati e che fanno tornare il tema in auge.
  • Con l’avvento della pandemia i Paesi sviluppati, come ad esempio gli Stati Uniti, sono andati incontro a un maggior rapporto debito-PIL, maggiore soprattutto se paragonato a quello dei mercati emergenti. Le ragioni di questo ulteriore indebitamento sono molteplici, ma una di queste è riconducibile a cause demografiche, in quanto, essendo i Paesi sviluppati contraddistinti da una popolazione più anziana, hanno dovuto sostenere maggiori cautele e spese per proteggere le categorie più deboli, adottando anche lockdown molto duri che hanno ridotto le opportunità di consumo e reso necessarie maggiori spese per sostenere l’economia durante la pandemia.
  • Da un punto di vista economico, proprio per far fronte al COVID, i governi europei hanno deciso di comune accordo di emettere il cosidetto «debito comune europeo», pari a 750 miliardi di euro, che in Europa conosciamo come NextGenerationEU e in Italia come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilianza (PNRR). Il debito creato in tal modo è stato venduto sui mercati primari a tassi molto bassi, tendenzialmente compresi tra quelli francesi e tedeschi, consentendo di finanziare in diversi paesi un’ambiziosa agenda di riforme e investimenti. L’emissione di tale debito continuerà fino al 2026, mentre la scadenza media per ripagarlo è di trent’anni.
  • L’Italia ha dovuto rivedere alcuni punti del PNRR rispetto a quelli ideati dal precedente governo. Gli investimenti in infrastrutture, digitalizzazione, transizione energetica e molto altro saranno una parte fondamentale del piano. I numeri ci dicono che il Paese sta investendo almeno 20 miliardi di euro di investimento di spesa pubblica all’anno.

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