Teresa Gioffreda
Head of GWM Client Coverage Italy, UBS Asset Management
  • Secondo il professore Gianmarco Ottaviano, docente di Economia presso l’Università Bocconi di Milano, quando si parla di deglobalizzazione si fa riferimento alla contrazione degli scambi commerciali misurati non come calo del commercio in generale, ma come calo del commercio rispetto al livello di attività economica internazionale, ovvero rispetto al PIL. Significa che c’è una minore apertura da parte delle economie del mondo? Sì, tuttavia dietro a questo fenomeno si celano diverse peculiarità e differenze che spingono i Paesi ad essere più chiusi. Stiamo infatti assistendo a una riorganizzazione del pattern degli scambi internazionali, che non fa pensare direttamente a un fenomeno di deglobalizzazione, quanto piuttosto di riglobalizzazione.
  • Le restrizioni dovute al COVID hanno portato a una riduzione dei movimenti delle popolazioni e degli scambi commerciali. Tuttavia, dal punto di vista finanziario, il trend è opposto. Negli ultimi decenni abbiamo visto una maggiore internazionalizzazione e globalizzazione dei portafogli, che significa che non investiamo più solo nel mercato nazionale ma diversifichiamo altrove e a livello internazionale. In tal senso i flussi non si sono ridotti, anzi, il trend va avanti in altri Paesi, nonostante gli eventi traumatici di questi ultimi anni, come l’attentato alle Torri Gemelle, la crisi finanziaria globale del 2008, il COVID e oggi anche la guerra russo-ucraina.
  • Gli shock citati sono solo alcuni di quelli che nel corso degli anni hanno reso più evidenti i rischi politici che attualmente stanno trainando il fenomeno della riglobalizzazione, ovvero di una riorganizzazione degli scambi tra Paesi secondo linee guida che non riguardano più solo la ricerca di rendimento o di nuove opportunità economiche, ma anche di opportunità politiche che possano garantire il proseguimento delle attività internazionali (investimenti, flussi di capitale, etc.) anche in momenti tragici o di shock.
  • Un altro fattore che impatta sui fenomeni di globalizzazione o deglobalizzazione – o riglobalizzazione - è il livello di evoluzione tecnologica. Oggi molte delle tecnologie un tempo tangibili sono diventate intangibili, rendendo anche non più necessaria la produzione di determinati beni, come lettori CD, videocassette, etc., e spingendoci ad aggiornare anche le nostre abitudini di consumo.
  • Sono in atto numerosi processi e cambiamenti socio-economici e culturali che in futuro potrebbero portare all’affermarsi di un nuovo equilibrio geopolitico. Attualmente assistiamo a una narrazione basata sulla polarizzazione tra Stati Uniti e Cina, con i rispettivi alleati, ma questa visione bipolare potrebbe non continuare in futuro. Molte economie emergenti si stanno avvicinando tra loro sempre di più, spingendoci a non limitarci a vedere il mondo solo diviso in due, ma contemplando più realtà e più scenari.

La Cina e l’anno della svolta

Dopo un 2022 difficile, a dicembre la Cina ha allentato le rigide politiche anti-COVID e ha annunciato i propri piani per i prossimi anni. È difficile prevedere i tempi esatti della ripresa economica cinese, ma è chiaro che lo scenario peggiore è stato evitato e che i cambiamenti in atto stanno creando le basi per una ripresa più rapida del previsto.

Ma cosa vuol dire investire in Cina oggi? Scoprilo nel nostro nuovo Loop, un progetto di UBS Asset Management in collaborazione con Will Media.

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