Messaggi chiave

  • L'accelerazione dei rendimenti obbligazionari ha contribuito alla debolezza delle azioni globali, spingendo i mercati a chiedersi se la Federal Reserve abbasserà o meno il tasso di riferimento quest'anno.
  • Il mercato dei tassi è attualmente in una fase di valutazione del livello appropriato di rendimenti per quello che è un ciclo molto diverso da quello post-crisi globale. Si tratta di un processo sano, ma che può generare volatilità quando avviene rapidamente.
  • Al di là della volatilità periodica, una minaccia più significativa per gli asset rischiosi proverrebbe da uno scenario in cui il mercato iniziasse a scontare come prossima mossa un rialzo, anziché un taglio. A nostro avviso, si tratta di un'ipotesi poco probabile.
  • A nostro parere, l'inclusione nei prezzi di tagli dei tassi è più correlata alla forte crescita che a un'inflazione ostinatamente elevata. Riteniamo che la disinflazione, pur procedendo lentamente, sia sempre in corso.
  • Manteniamo un atteggiamento di sovraponderazione sulle azioni globali e preferiamo settori e regioni ciclici a quelli difensivi, in quanto la crescita globale nominale è destinata a rimanere ben al di sopra della media dell'ultimo ciclo.

Il nostro posizionamento a favore del rischio si basa su una semplice premessa: un eventuale taglio dei tassi da parte delle banche centrali, in un contesto già sano per la crescita nominale, creerebbe uno scenario eccezionalmente positivo per i titoli azionari.

Alcune banche centrali hanno già intrapreso questo percorso o hanno indicato che stanno per farlo, ma c'è un'eccezione di rilievo: il taglio dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve nel 2024 non è assolutamente una certezza.

I mercati azionari sono stati in grado di digerire l'inclusione nei prezzi dei tagli dei tassi d'interesse per gran parte di quest'anno perché i rendimenti più elevati hanno essenzialmente rispecchiato il miglioramento delle previsioni circa le prospettive di crescita. Inoltre, il ritmo dei movimenti è stato piuttosto graduale fino alla fine di marzo. Il Grafico 1 mostra che la relazione tra azioni e obbligazioni diventa negativa quando si verifica un aumento mensile di due deviazioni standard dei rendimenti, che è quello che abbiamo osservato solo nelle ultime settimane.

Se la velocità del movimento obbligazionario continua, dovremmo aspettarci una maggiore volatilità degli asset rischiosi. Crediamo, tuttavia, che il processo disinflazionistico si riaffermerà abbastanza presto, creando una certa stabilizzazione dei tassi. I livelli di rendimento più elevati non rappresentano un ostacolo ai futuri rendimenti azionari e il solido PIL nominale dovrebbe sostenere gli utili anche in un contesto di tassi più elevati più a lungo termine. A nostro avviso, i mercati azionari e del credito dovrebbero tenere bene, anche se la Fed non dovesse tagliare i tassi, fino quando non si parla di rialzi dei tassi. A nostro avviso i margini per ulteriori strette monetarie da parte della Fed sono limitati.

La situazione del mercato obbligazionario

I mercati obbligazionari sono in fase di scoperta, con gli operatori cercano di capire quanto, o se, l'attuale impostazione della politica monetaria sia sufficientemente restrittiva da riportare l'inflazione al suo target. È evidente che vi sono caratteristiche strutturali che suggeriscono tassi neutrali più elevati rispetto all'ultimo ciclo. Tra queste, figurano bilanci più solidi del settore privato e una politica fiscale più espansiva. Il presente e il futuro dell'immigrazione e della partecipazione alla forza lavoro, insieme alla potenziale crescita della produttività associata all'IA o al re-shoring, alimentano peraltro l'incertezza sul tasso di crescita potenziale dell'economia e, in ultima analisi, su dove dovrebbero attestarsi i rendimenti. La realtà è che possiamo solo giudicare se la Fed sia sufficientemente restrittiva da ridurre l'inflazione sulla base dei dati economici. Con le ripetute sorprese al rialzo dei mercati del lavoro e dell'inflazione registrate finora, non sorprende che anche i rendimenti si siano rivalutati.

Se scomponiamo l'andamento dei Treasury USA dall'inizio dell'anno, osserviamo che i rendimenti reali a 10 anni sono aumentati di circa 50 punti base, mentre le misure decennali di compensazione dell'inflazione sono aumentate di meno della metà.

Questo, a nostro avviso, è un segnale forte che i rendimenti più elevati sono più legati alla persistenza di una forte crescita che alla riaccelerazione a breve termine delle pressioni inflazionistiche con cui è iniziato l'anno. Inoltre, i break-even a 10 anni sono ancora coerenti con il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione da parte della Federal Reserve nel tempo.

Grafico 1: i bruschi aumenti dei tassi tendono a pesare sulla maggior parte degli indici azionari

Grafico a linee che illustra le variazioni percentuali mensili degli indici azionari SPX, SXXE, TPX, MXEF, FTSE 100
Fonte: UBS Asset Management, IBES, Refinitiv. Dati dal 1998 ad oggi.

Grafico a linee che mostra le variazioni percentuali mensili degli indici azionari SPX, SXXE, TPX, MXEF, FTSE 100 dal 1998 ad oggi.

Definire l'intervallo

Prevediamo che i rendimenti dei Treasury decennali replicheranno sostanzialmente, nel medio termine, gli andamenti di crescita e inflazione. Dall'inizio degli anni Novanta al 2019, i rendimenti USA a 10 anni hanno teso a calare di circa 40 punti base al di sotto del tasso di crescita nominale su base annua dell'economia. Ciò aiuta a delineare un ampio intervallo per i Treasury USA a 10 anni, con il monito che, anche al di fuori delle recessioni, in alcune occasioni il rendimento è stato fino a 250 punti base superiore o inferiore ai tassi di crescita nominale.

A nostro avviso, a meno di uno shock economico negativo, il tasso di crescita nominale di questo ciclo si assesterà su un intervallo più vicino all'espansione statunitense del 2001-2007 (5%-5,5%) che al suo ritmo di circa il 4% dalla metà del 2009 fino alla pandemia. Prevediamo pertanto che il rendimento dei Treasury USA a 10 anni oscillerà approssimativamente ell'intervallo 2001-2007 del 3,15% e 5,5%. Dati i solidi fondamentali economici attuali, non è un punto di partenza irragionevole vedere i decennali oscillare intorno al punto medio di quell'intervallo (ca. 4,3%) durante questo ciclo.

A nostro avviso, la crescita nominale si raffredderà nel corso dell'anno, trainata da una decelerazione sia della crescita reale che dell'inflazione. Ciò potrebbe consentire un allentamento di circa 50 punti base da parte della Federal Reserve nel secondo semestre dell'anno, oltre a un nuovo calo della volatilità obbligazionaria.

Grafico 2: scarsa correlazione tra il livello dei tassi e i rendimenti a termine dei titoli

Grafico a dispersione che dimostra una scarsa connessione tra il livello dei tassi e i rendimenti a termine dei titoli azionari.
Fonte: UBS Asset Management, IBES, Refinitiv. Dati dal 1989 ad oggi.

Grafico a dispersione che dimostra una scarsa connessione tra il livello dei tassi (rendimento dei Treasury USA a 10 anni) e i rendimenti a termine dei titoli azionari (rendimento successivo MSCI World 6m)

Per i titoli, crescita > rendimenti

A nostro avviso, gli asset rischiosi potranno ancora esprimere buone performance, se quest'anno saranno effettuati solo un paio di (o addirittura zero) tagli dei tassi. Si parla molto di rendimenti più elevati e di un premio per il rischio azionario più basso, che innescherebbe una rotazione su larga scala dei flussi dalle azioni verso le obbligazioni. Non riscontriamo tuttavia alcuna relazione storica tra il livello dei rendimenti o il premio di rischio azionario e i rendimenti futuri delle azioni (si vedano i Grafici 2 e 3).

Grafico 3: nessuna forte correlazione tra il premio di rischio azionario e la performance futura

Il grafico a dispersione non mostra una forte correlazione tra il livello dei tassi e i rendimenti a termine dei titoli azionari.
Fonte: UBS Asset Management, Refinitiv. Dati dal 1990 al 2024.

Il grafico a dispersione non mostra una forte correlazione tra il livello dei tassi e i rendimenti a termine dei titoli azionari.

Il focus principale dovrebbe essere su ciò che la funzione di reazione della Federal Reserve implica per le prospettive di crescita futura.

Il motivo per cui il pricing di tagli significativi dei tassi ha contribuito ad alimentare un rimbalzo degli asset ciclici a partire dal quarto trimestre del 2023 è che esso ha costituito una transizione dalla campagna di progressivo inasprimento, volta a frenare la crescita e, di conseguenza, l'inflazione Questo cambiamento di politica ha ridotto i premi per il rischio di recessione incorporati nelle azioni.

La persistente solidità dell'attività economica statunitense, anche all'attuale livello dei tassi di riferimento, sta inviando lo stesso segnale. I tassi di riferimento superiori al cinque per cento non stanno avendo un impatto tale da frenare la crescita, il che indica un minor rischio di recessione economica nel breve termine e, a nostro avviso, fornisce maggiori motivi di fiducia nella crescita continua degli utili.

Il nostro scenario di base prevede che le azioni statunitensi conservino margini vicini ai picchi pre-pandemici e possano godere dei benefici di una crescita nominale migliore rispetto al ciclo pre-pandemico: un contesto quindi positivo per il rischio.

Il rischio principale

Essenziale per tale visione è la capacità della Fed di mantenere la sua attuale funzione di reazione. Il presidente della Fed Jerome Powell ha recentemente indicato che la banca centrale è in grado di mantenere i tassi ai livelli attuali se l'inflazione più alta dovesse persistere, e di ridurre i tassi se l'inflazione mostrerà segni di un raffreddamento duraturo. Da notare che non ha sbandierato lo spettro di un ulteriore stretta.

Come abbiamo visto negli ultimi anni, i dati economici possono sventare i piani migliori di un banchiere centrale. Siamo tuttavia convinti che, anche se l'inflazione potrebbe richiedere più tempo per raggiungere l'obiettivo del due per cento fissato dalla Fed, è improbabile che acceleri in modo sostenuto. Il mercato del lavoro si sta allentando, come dimostra il raffreddamento della crescita dei salari e il calo del tasso di dimissioni. Gli indicatori principali dei canoni di locazione e dei prezzi delle auto usate, alcuni dei maggiori contributi alla crescita dell'inflazione, stanno chiaramente indicando un ribasso. Questi indicatori riflettono un'inflazione più stabile per un periodo più lungo, ma non una riaccelerazione.

Riteniamo che la Federal Reserve dovrebbe assistere a una ripresa della crescita salariale per convincersi che la forza di queste componenti dell'inflazione abbia una forza duratura e che sia necessario un ulteriore inasprimento per compensare un'ondata di pressioni sui prezzi guidata dalla domanda. Questo risultato rientra certamente nella distribuzione, ma non abbiamo ancora osservato prove che puntino in questa direzione.

Asset allocation

L'arretramento dei titoli azionari dai massimi storici, in concomitanza con l'aumento dei rendimenti obbligazionari e della volatilità, rappresenta un azzeramento delle valutazioni e non, a nostro avviso, un segnale di preoccupazione per la capacità di crescita degli utili. Manteniamo un atteggiamento di sovraponderazione sulle azioni globali e preferiamo i settori ciclici e le regioni rispetto ai difensivi.

La proposta di rapporto rischio/rendimento nelle obbligazioni sovrane è migliorata, ma restiamo neutrali sulla duration. La gamma di risultati è ancora ampia e negli ultimi mesi non abbiamo osservato segnali concreti di una moderazione della crescita e dell'inflazione negli Stati Uniti. Inoltre, gli indici dei responsabili degli acquisti globali e i prezzi delle materie prime hanno tendenzialmente registrato rialzi, facendo crescere i rischi di aumento dell'inflazione e dei rendimenti obbligazionari. In ultima analisi, qualunque ribasso dei rendimenti o attenuazione della volatilità obbligazionaria, a nostro avviso, si tradurrebbe in un ulteriore rialzo delle azioni rispetto alle obbligazioni.

I rendimenti all-in del credito rimangono interessanti, ma la maggior parte di essi deriva dalla componente priva di rischio, poiché ai livelli attuali lo spazio per la compressione degli spread è limitato.

A nostro avviso, la migliore copertura del portafoglio per proteggersi dalla crescita statunitense sorprendentemente elevata e dall'inflazione che alimenta la volatilità cross-asset è rappresentata dalle posizioni lunghe sul dollaro USA rispetto alle valute G10.

La seguente tabella evidenzia le opinioni del nostro team di Asset Allocation sull'attrattiva complessiva delle asset class al 23 aprile 2024. Le sezioni in grassetto illustrano le nostre indicazioni complessive su azioni, tassi e credito a livello globale. Le altre sezioni, invece, chiariscono le nostre opinioni su alcune regioni all'interno delle varie asset class: azioni, obbligazioni, credito e valute. Poiché la tabella View sulle asset class non include tutte le asset classl’indicazione complessiva netta potrebbe essere leggermente negativa o positiva.

Asset class

Asset class

Indicazione complessiva/relativa

Indicazione complessiva/relativa

View di UBS Asset Management

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Asset class

Azioni globali

Indicazione complessiva/relativa

Sovrappeso

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Crescita degli utili, miglioramento dell'ampiezza, accelerazione del PMI globale e probabile rallentamento dell'inflazione nel tempo.

Asset class

Stati Uniti

Indicazione complessiva/relativa

Sovrappeso

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Margine di progresso con la crescita degli utili e la riduzione della volatilità dei tassi.

Asset class

Europa

Indicazione complessiva/relativa

Sovrappeso

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Valutazioni basse e indicatori anticipatori in rialzo.

Asset class

Giappone

Indicazione complessiva/relativa

Sovrappeso

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Sovraperformance degli utili, riforma societaria in corso e ancora convenienza dopo i recenti guadagni.

Asset class

Mercati emergenti

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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La sovraperformance dei mercati emergenti richiede debolezza del dollaro USA e ulteriori segnali di forza della Cina. Asia, Cina esclusa, sostenuta dal rimbalzo dei beni tecnologici.

Asset class

 

Titoli di Stato globali

Indicazione complessiva/relativa

 

Neutrale

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Margine limitato per i tagli negli Stati Uniti, data la solida crescita. Obbligazioni = copertura contro la recessione.

 

Asset class

Treasury USA

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Crescita in rallentando ma inflazione solida, sostanzialmente in linea con le aspettative della Fed. La volatilità dovrebbe rallentare.

Asset class

Bund

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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L'inflazione si sta raffreddando, ma il mercato del lavoro è teso e la crescita dei salari resta elevata.

Asset class

Gilt

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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L'inflazione dovrebbe seguire il trend globale in calo; la crescita non è così negativa come temeva la BOE.

Asset class

Credito globale

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Rendimenti all-in interessanti in un contesto di solida crescita e disinflazione, ma margine limitato per la compressione degli spread.

Asset class

Credito Investment Grade

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

View di UBS Asset Management

Rendimenti trainati dal carry. Domanda degli investitori di assicurarsi rendimenti interessanti prima che i tagli dei tassi riducano gli spread.

Asset class

Credito High Yield

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Spread contratti per i motivi giusti, in quanto le insolvenze restano limitate. Ma convessità negativa negli scenari avversi.

Asset class

Debito Mercati emergenti in valuta forte

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Le buone notizie sulla ristrutturazione sono state ampiamente scontate. Il credito USA offre un mix di rendimento/duration più favorevole.

Asset class

FX

Indicazione complessiva/relativa

-

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-

Asset class

USD

Indicazione complessiva/relativa

Sovrappeso

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Rialzista rispetto al G10, in quanto l'economia statunitense continua a sovraperformare in termini relativi.

Asset class

EUR

Indicazione complessiva/relativa

Sottopeso

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L'inflazione core rallenta, con una crescita ancora relativamente fiacca. Prevediamo che i differenziali tra i tassi resteranno favorevoli al dollaro.

Asset class

JPY

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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La BOJ si muove verso la stretta in modo lento e metodico. È preferibile che le valute restino lunghe.

Asset class

Valute Mercati emergenti

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Alto carry rialzista LatAm FX, cauto AXJ sulla Cina, rischi geopolitici.

Asset class

Materie prime

Indicazione complessiva/relativa

Neutrale

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Vincoli di offerta, gli acquisti speculativi trainano i guadagni del petrolio e del rame; il minore sostegno della Cina limita il rialzo.

Fonte: Team UBS Asset Management Investment Solutions Macro Asset Allocation Strategy al 23 aprile 2024. Le opinioni sono fornite sulla base di un orizzonte d'investimento di 3-12 mesi, non riflettono necessariamente l'effettivo posizionamento del portafoglio e sono soggette a modifiche.

C-04/24 NAMT-954

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