Con l’inizio del nuovo anno, ci aspettavamo che il segmento azionario sarebbe rimasto invischiato in un tiro alla fune, trovandosi da una parte osteggiato dalla compressione dei multipli e dall’altra sospinto dalla forte crescita degli utili. A gennaio, il declassamento dei titoli è stato in larga misura anticipato a causa dell’impennata dei rendimenti, in particolare dei tassi reali. Tuttavia, sono poche le ragioni per pensare che i profitti positivi o la crescita economica vadano incontro a un deterioramento. A nostro avviso, quanto accaduto finora nel 2022 non costituisce un motivo sufficiente per ridurre l’esposizione al rischio o abbandonare le nostre posizioni azionarie pro-cicliche di valore relativo.

L’azione dei prezzi è clamorosamente negativa nel 2022. Il contesto sottostante non lo è. I parametri di misura dell’attività produttiva hanno sorpreso in positivo, anche nel contesto di rapida diffusione della variante Omicron. È evidente che la Cina sta allentando la politica monetaria e fiscale per stabilizzare l’attività. Le quotazioni in Europa e in Giappone sono oggi più economiche rispetto a prima della pandemia. Gli indicatori del grado di demoralizzazione degli investitori – come le indagini sul sentiment e i rapporti put/call sui titoli azionari – hanno raggiunto livelli in cui presentano un potente segnale contrarian e suggeriscono una ripresa imminente. Gli asset di rischio globali sono solo diventati meno costosi a gennaio – tutto qui.

Ciò non spaventa la crescita

Si tratta di un ribasso incentrato sulle quotazioni, non di un segnale che gli investitori stiano scontando una decelerazione prolungata della crescita globale. Negli USA i rendimenti decennali corretti per l’inflazione sono saliti di oltre 50 punti base dall’inizio dell’anno. Un movimento così rapido e di tale portata in genere crea disagio per gli asset più rischiosi.

A livello regionale, gli indici S&P 500 e Nasdaq 100 hanno subito dei ribassi peggiori rispetto ai titoli europei, britannici e giapponesi. Abbiamo preferito i titoli azionari dei mercati sviluppati ad eccezione degli USA, questo perché sono meno costosi del segmento azionario statunitense e meno soggetti a compressioni dei multipli.

L’energia, uno dei nostri settori azionari preferiti, ha dimostrato ancora una volta la propria validità come utile copertura dal punto di vista della costruzione del portafoglio durante i ribassi simultanei di azioni e obbligazioni. È importante sottolineare che il settore è ancora decisamente appetibile in termini assoluti. L’incertezza geopolitica dovuta all’eventualità che la Russia invada l’Ucraina ha rafforzato il settore energia nel suo complesso. Riteniamo, tuttavia, che le argomentazioni fondamentali alla base della scarsa offerta e dell’aumento della domanda siano più che sufficienti a sostenere la resilienza del petrolio e i guadagni dei titoli azionari dell’energia nei prossimi mesi.

La stagione dei report negli USA è ancora all’inizio. Ma finora i risultati si sono dimostrati solidi. Le sorprese sugli utili/vendite, così come i tassi di crescita e le linee-guida aziendali, riportano dati decisamente migliori rispetto alle rispettive medie di lungo periodo. Come previsto, non raggiungono i livelli registrati nel corso dell’ultimo anno. Anche le revisioni degli utili per l’anno solare 2022 non hanno subito alcuna pressione a livello globale.

Grafico 1: l’azionario globale risente di uno shock delle quotazioni, non di timori sulla crescita

Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati al 21 gennaio 2022.

Grafico 2: il sentiment degli investitori è peggiorato e ciò spesso depone a favore dei rendimenti futuri

Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati al 20 gennaio 2022.

Nel breve periodo, i dati sono destinati a indebolirsi a causa della variante Omicron, in particolare nel settore dei servizi. I mercati ne sono consapevoli già dalla fine di novembre e in gran parte hanno scelto d’ignorare l’imminente fase di debolezza. L’opinione, che condividiamo, è che questo rallentamento non sia così grave o duraturo da minare quello che si preannuncia come un altro anno di forte espansione. Finora la performance del credito e dell’azionario dei mercati emergenti questo mese indica che la fiducia degli investitori nelle prospettive di crescita non è stata sostanzialmente intaccata. Naturalmente, siamo consapevoli che un ulteriore calo del 10% delle borse globali sarebbe, di per sé, sufficiente a destare allarme sulla durata dell’espansione.

La Fed ha prezzato aggressivamente per il 2022

A nostro avviso, l’aumento dei tassi reali statunitensi legato alla normalizzazione del bilancio della Fed e all’atteso rialzo dei tassi ufficiali costituisce la forza trainante del ribasso degli asset rischiosi.

Poiché l’inflazione resta ostinatamente alta, riteniamo che la Fed non invertirà rapidamente l’orientamento delle politiche, nonostante il calo delle quotazioni azionarie. Ciò in particolare poiché il sell-off ha penalizzato soprattutto le aree di mercato più speculative, rispetto alle imprese maggiormente legate alle previsioni sull’attività economica. Secondo noi, dalla conferenza stampa del presidente della Fed, Jerome Powell, è emerso in particolare che nuove sorprese al rialzo dell’inflazione, laddove dovessero verificarsi, non incontreranno più la tolleranza della banca centrale. Pertanto, la sensibilità del mercato all’inflazione (CPI, PCE) e ai dati relativi all’inflazione (sondaggi sulle aspettative, crescita salariale, prezzi pagati dai direttori degli acquisti) dovrebbe intensificarsi nelle prossime settimane. È probabile che ciò imponga una soglia elevata alla volatilità sui mercati, a nostro avviso. I dati sull’inflazione saranno determinanti per stabilire se la Federal Reserve deciderà d’indicare un ritiro molto più ampio degli stimoli monetari quest’anno. Allo stato attuale, la determinazione dei prezzi di mercato è posta di fronte a forti e duplici rischi, nell’ordine dei 4-5 rialzi per 25 punti base da parte della Federal Reserve nel corso del 2022. I responsabili delle politiche monetarie richiedono condizioni finanziarie molto meno accomodanti, così da rallentare la crescita della domanda e, di conseguenza, l’inflazione. Il rialzo dei tassi, l’ampliamento degli spread del credito e il ribasso del segmento azionario si sono già combinati per irrigidire le condizioni finanziarie negli Stati Uniti, secondo un importo coerente con più di due rialzi dei tassi da 25 punti base ciascuno.

Grafico 3: buona tenuta del credito nonostante lo stress sull’azionario USA

Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati dal febbraio 2021 al 21 gennaio 2022.

Conclusione

Le turbolenze d’inizio anno sui mercati azionari non ci stanno spingendo a ridurre il rischio o a cambiare gli stili preferiti in questo frangente. Al contrario, abbiamo saggiamente cercato d’incrementare il rischio in alcuni portafogli durante questa fase di ribasso del segmento azionario.

Nutriamo ancora grande fiducia nella nostra previsione di una crescita superiore al trend per il 2022. Riconosciamo inoltre come sia necessaria molta umiltà nel valutare le prospettive d’inflazione, che hanno costantemente sorpreso al rialzo. Se sostenute, le forti pressioni sui prezzi susciteranno probabilmente un irrigidimento monetario più aggressivo e il continuo declassamento dei titoli azionari.

È importante sottolineare che il rischio principale per i titoli azionari resta la compressione dei multipli, non la crescita degli utili che si trasforma in contrazione. Rimaniamo posizionati di conseguenza, privilegiando le regioni e i settori che beneficeranno di un’attività al di sopra del trend anche quando gli stimoli monetari e fiscali diminuiranno.

Grafico 4: buona tenuta dei mercati emergenti nonostante lo stress sull’azionario globale

Fonte: UBS-AM, Bloomberg. Dati dal febbraio 2021 al 21 gennaio 2022.

Appetibilità delle asset class (ACA)

Il grafico seguente illustra le view del nostro team di asset allocation sull’appetibilità complessiva delle classi di attivi, oltre che sulle loro attrattive relative nell’ambito dei segmenti azionario, obbligazionario e valutario, al 26 gennaio 2022.

Fonte: UBS Asset Management Investment Solutions Macro Asset Allocation Strategy team al 26 gennaio 2022. Le view, fornite sulla base di un orizzonte d’investimento di 3-12 mesi, non riflettono necessariamente l’effettivo posizionamento del portafoglio e sono soggette a modifiche.

Asset Class Segnale complessivo Il punto di vista di UBS Asset Management

Azionario globale

  • Le nostre prospettive per il segmento azionario nei prossimi 12 mesi rimangono positive. La ripresa economica dovrebbe continuare nel 2022 sulla scia di ottimi punti d’ingresso per i bilanci di aziende e consumatori, di condizioni finanziarie ancora accomodanti e dei progressi riguardo all’emergenza sanitaria.
  • All’inizio del 2022 è stata anticipata molta pressione sulle quotazioni. E’ probabile che il miglioramento delle previsioni sugli utili sostenga i continui guadagni sull’azionario globale. Anche il premio per il rischio azionario è aumentato, in quanto i rendimenti degli utili sono saliti più rapidamente dei rendimenti obbligazionari durante il calo del segmento azionario a gennaio.
  • Prevediamo un maggiore rialzo delle opportunità di valore relativo che offrono un’esposizione con prezzi interessanti sull’attività superiore al trend nei mercati sviluppati rispetto alle esposizioni beta.

Azionario USA

  • L’azionario statunitense continua a comandare le valorizzazioni dei premi. La composizione settoriale guida questa dinamica, con una ponderazione più elevata verso la tecnologia difensiva aciclica rispetto ad altri mercati. Tale caratteristica ha rappresentato uno svantaggio con il rialzo dei tassi d’interesse e potrebbe ostacolare ulteriormente la performance relativa nel caso in cui gli investitori mirino ad incrementare l’esposizione ciclica. Di conseguenza, preferiamo l’equal weight USA agli indici di capitalizzazione di mercato.
  • Il proseguimento di utili forti e la solidità dei bilanci dovrebbero continuare a sostenere il segmento azionario statunitense, ma i rischi riguardanti la politica fiscale e monetaria sono diventati negativi.

Azionario dei mercati sviluppati ad eccezione degli USA

  • I titoli azionari dei mercati sviluppati non statunitensi sono valutati in modo interessante e hanno un’esposizione significativa alla ripresa economica globale.
  • Sia gli utili che le quotazioni hanno un maggiore margine di rialzo nel segmento azionario dei mercati sviluppati ad eccezione degli Stati Uniti.
  • Le revisioni degli utili in Europa e in Giappone sono destinate a superare quella degli Stati Uniti e tale performance superiore non è adeguatamente rispecchiata dalla performance relativa di queste regioni.
  • Storicamente, i regimi di aumento dei tassi reali si sono dimostrati in genere particolarmente positivi per il segmento azionario nipponico.

Azionario dei mercati emergenti (EM ad esclusione della Cina)

  • La stabilizzazione della crescita cinese, in un contesto di sostegno politico misurato, rappresenta uno sviluppo positivo, in particolare per i Paesi con cui la Cina intrattiene le relazioni economiche e finanziarie più strette. La resilienza nel settore dei metalli industriali continua a indicare la solida base dell’attività reale.
  • L’azionario dei mercati emergenti ha tenuto straordinariamente bene a fronte delle sfide di breve periodo, tra cui revisioni degli utili meno entusiasmanti rispetto ai titoli dei mercati sviluppati, tassi reali in rialzo e maggiore lentezza nella somministrazione di vaccini e dosi di richiamo.

Azionario cinese

  • Diversi segnali indicano che l’orientamento politico cinese ha invertito la rotta, sia sul fronte monetario che su quello fiscale. La PBOC ha tagliato i tassi, il picco della stretta creditizia è superato, a nostro avviso, e le autorità sottolineano l’urgenza di un sostegno fiscale.
  • Gli indici PMI manifatturieri e dei servizi sono ritornati in territorio espansivo.
  • Dal punto di vista della stagionalità, l’azionario cinese ha mostrato la tendenza a sovraperformare prima del Congresso del Partito Comunista Cinese.
  • La valorizzazione relativa delle società di Internet cinesi, rispetto alle controparti statunitensi, suggerisce un pessimismo radicato nei confronti delle loro prospettive per gli utili nel lungo periodo.
  • La preoccupazione per il mercato immobiliare cinese costituisce un importante rischio di ribasso per l’attività e le posizioni pro-cicliche; alcuni venti contrari normativi possono persistere anche per i titoli azionari nazionali.
  • Ci aspettiamo che la nuova Amministrazione USA sia più prevedibile nei rapporti con la Cina, pur continuando il processo di decoupling economico in aree d’importanza strategica.

Duration globale

  • I rendimenti obbligazionari di lungo periodo dovrebbero continuare a salire, poiché è probabile che le maggiori banche centrali inizino a ritirare gli stimoli monetari.
  • I rischi d’inflazione rimangono orientati al rialzo e l’attività economica globale dovrebbe mantenersi solida nel corso del 2022.
  • Prevediamo che i tassi reali contribuiscano in maniera determinante all’aumento dei rendimenti di lungo periodo, anche dopo il loro recente rialzo.
  • I rendimenti globali sono saliti, nonostante i rischi per l’attività dovuti alla diffusione della variante Omicron, segno che la politica delle banche centrali rappresenta un importante fattore trainante.
  • I titoli governativi continuano a svolgere un importante ruolo di diversificazione nella costruzione del portafoglio e rimangono particolarmente efficaci nella copertura dai ribassi delle posizioni azionarie pro-cicliche di valore relativo.

Obbligazionario USA

  • I Treasury USA rimangono il principale bene rifugio al mondo e la prima fonte di rendimento priva di rischio. La Federal Reserve è pronta per iniziare un ciclo d’irrigidimento a marzo e ha lasciato intendere che il ridimensionamento degli acquisti di titoli obbligazionari seguirà subito dopo, entrambi fattori che dovrebbero favorire rendimenti più elevati lungo la curva. Nel breve periodo, tuttavia, l’irrigidimento della Fed per il 2022 sembra essere quasi completamente prezzato.
  • Prevediamo il proseguimento della debolezza del segmento obbligazionario statunitense, mentre l’attività interna riaccelererà dopo una breve interruzione dovuta alla variante Omicron, l’inflazione resterà alta, attestandosi ben al di sopra dell’obiettivo della banca centrale, e l’attività globale si manterrà solida.


Obbligazionario dei mercati sviluppati ad eccezione degli USA

  • Continuiamo a ritenere poco appetibili i rendimenti dei titoli sovrani dei mercati sviluppati, al di fuori degli Stati Uniti. Il dominio della Banca del Giappone sul mercato del debito pubblico giapponese e il successo nel controllo della curva dei rendimenti diminuiscono l’uso dell’asset class al di fuori delle posizioni relative value. È probabile che la Banca centrale europea debba iniziare a definire un calendario per gli aumenti dei tassi, poiché le pressioni inflazionistiche si dimostrano persistenti e la crescita rimarrà forte nel 2022.

Debito societario Investment Grade (IG) statunitense

  • Gli spread sono a livelli relativamente ridotti in un contesto di costante sostegno politico e di rischio di recessione minimo nel breve termine, mentre i costi di finanziamento all-in sono ben al di sotto dei livelli pre-pandemici. L’IG statunitense rappresenta una delle poche fonti di rendimento positivo di qualità e, quindi, un probabile destinatario d’ingenti risparmi globali. Tuttavia, il rischio di duration incorporato nel debito di alta qualità, con la graduale ripresa dell’economia, nonché il possibile ampliamento degli spread in caso di minacce all’espansione, rappresentano un duplice rischio che grava sulle aspettative di rendimento complessivo per questa classe di attivi.

Obbligazionario high yield statunitense

  • Ci aspettiamo che il carry, anziché la compressione degli spread, guidi i rendimenti complessivi nel segmento dell’HY in futuro. Le cedole disponibili continueranno ad attrarre acquirenti in un contesto di basso rendimento.
  • L’asset class è valutata in modo più interessante ed è meno sensibile all’aumento dei tassi d’interesse rispetto alle obbligazioni IG. Tuttavia, i livelli di spread inferiori al rendimento degli utili a termine per l’azionario (su base corretta per il rischio) rendono questa classe di attivi relativamente meno attraente dei titoli azionari.

Debito dei mercati emergenti

Dollaro USA

Valuta locale

  • Abbiamo una visione positiva sui titoli obbligazionari denominati in dollari dei mercati emergenti, grazie all’equilibrio tra opportunità di carry e rischio di duration.
  • Il credito dei mercati emergenti asiatici mostra valorizzazioni appetibili ed è pronto a registrare buoni risultati in contesti in cui le aspettative di crescita migliorano o si stabilizzano, a patto che non si concretizzino scenari economici fortemente avversi.
  • Un contesto meno positivo per il dollaro USA dopo l’apprezzamento del 2021 rimuove un precedente ostacolo per i rendimenti complessivi dei titoli obbligazionari locali dei mercati emergenti.

Titoli sovrani cinesi

  • I titoli governativi cinesi registrano i rendimenti nominali più elevati tra i 10 principali mercati obbligazionari a livello globale, nonché proprietà difensive che li contraddistinguono rispetto alla maggior parte dell’universo dei mercati emergenti. Riteniamo che la combinazione di allentamento monetario, stabilizzazione dell’attività interna e continui forti afflussi dall’estero dovrebbero impedire qualsiasi pressione al rialzo sostenuta sui rendimenti durante i prossimi 3-12 mesi.

Valuta

  • I catalizzatori positivi per il dollaro USA sono stati in gran parte prezzati. I differenziali di crescita reale rispetto a molte altre economie dei mercati sviluppati sono destinati a ridursi nel 2022 e la Federal Reserve non sarà l’unica banca centrale del mondo sviluppato a rialzare i tassi nell’anno.
  • Tuttavia, non prevediamo un forte ribasso del biglietto verde, che svolge anche un utile ruolo di copertura nei portafogli in cui la duration è sottoponderata, e sono da preferirsi posizioni azionarie relative procicliche.
  • Alcune monete dei mercati emergenti, come il peso colombiano (COP) e il real brasiliano (BRL), sono ben posizionate per sovraperformare le valute asiatiche cicliche e alcuni esportatori di materie prime del G10.

Un provider di soluzioni complete

UBS Asset Management Investment Solutions gestisce 165 miliardi di dollari USA (al 30 settembre 2022). I nostri oltre 100 professionisti d’Investment Solutions sfruttano la profondità e l’ampiezza delle risorse d’investimento globali di UBS, in tutte le regioni e le classi di attivi, per sviluppare soluzioni progettate per soddisfare le esigenze d’investimento dei clienti. Le opinioni macroeconomiche e di asset allocation d’Investment Solutions sono sviluppate con il contributo dei gestori di portafoglio a livello globale e per tutte le asset class.

Per ulteriori informazioni, s’invita a contattare il proprio referente in UBS Asset Management o il proprio consulente finanziario.

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