Zurigo, 30 gennaio 2020 – «Donald Trump anche quest'anno getta la sua ombra sull'economia svizzera», dichiara l'economista UBS Alessandro Bee. L'accordo parziale recentemente sottoscritto in relazione al conflitto commerciale tra Cina e Usa tranquillizza certamente gli investitori, ma l'economia globale e quindi anche gli esportatori svizzeri potranno probabilmente tirare un sospiro di sollievo solo nella seconda metà dell'anno. Infatti nel primo semestre l'economia mondiale dovrà innanzitutto metabolizzare i danni collaterali dell'escalation del conflitto commerciale dello scorso anno. UBS quindi prevede per l'economia svizzera una crescita del PIL dell'1,1 percento solo. Poiché si tratta di un valore inferiore alla crescita potenziale, terrà sotto scacco anche l'inflazione (stima UBS per il 2020: 0,5 percento).
Come lo scorso anno, le banche centrali anche nel 2020 sono pronte a sostenere la crescita economica nel caso questa dovesse finire sotto pressione. La Federal Reserve statunitense (Fed) in caso di debolezza congiunturale del Paese potrebbe ridurre fino a tre volte i tassi di riferimento. Se la BCE, come reazione alla politica monetaria della Fed, dovesse ridurre i tassi a marzo, trasferirebbe direttamente alla BNS la pressione per una riduzione dei tassi. «La BCE attenderà almeno fino ad aprile prima di procedere a un eventuale taglio dei tassi. In tal modo si ridurrebbe la pressione sulla BNS e quest'ultima potrebbe evitare di procedere al taglio», afferma Alessandro Bee. Grazie alla risolutezza della BNS di intervenire in caso di apprezzamento del franco svizzero, gli economisti UBS prevedono un tasso di cambio EUR/CHF a 1.10 a dodici mesi.
Preoccupa una ridistribuzione estranea al sistema
Oltre ai rischi a breve termine ci sono altre incertezze che offuscano le prospettive economiche. «Le incertezze nel sistema previdenziale elvetico sul lungo periodo peseranno sull'economia svizzera», afferma Jackie Bauer, economista ed esperta di previdenza presso UBS. A preoccupare è soprattutto la portata della ridistribuzione estranea al sistema tra occupati e pensionati nel 2° pilastro. A causa del tasso di conversione minimo troppo elevato attualmente all'anno vengono ridistribuiti quasi CHF 7 miliardi dagli occupati ai beneficiari di rendita. Se questo meccanismo non si ferma, si giungerà a una riduzione dello standard di vita delle generazioni future.
Molte casse pensione negli ultimi anni hanno però fatto i propri compiti. Tramite modifiche orientate al futuro, come contributi maggiori e tassi di conversione equi, la maggior parte delle casse di previdenza professionale che assicurano più del minimo obbligatorio hanno creato una solida base finanziaria. E questo va a vantaggio anche dei datori di lavoro affiliati. Infatti una soluzione di previdenza professionale sostenibile è un criterio importante per poter competere nel mercato di professionisti specializzati offrendo posti di lavoro interessanti. La guida alla previdenza professionale di UBS aiuta le aziende a trovare la soluzione di previdenza del 2° pilastro ottimale per la loro specifica situazione.
Alla fine del 2019 il Consiglio federale ha presentato alla fase di consultazione la sua proposta di riforma per le prestazioni assicurative obbligatorie del 2° pilastro. «Va valutata positivamente la riduzione immediata del tasso di conversione minimo dal 6,8 al 6,0 percento, anche se il valore più equo nel contesto attuale si collocherebbe tra il 4 e il 5 percento», spiega Jackie Bauer. Inoltre va accolta con favore la migliore assicurazione delle persone con redditi bassi grazie alla riduzione della deduzione di coordinamento.
Neopensionati favoriti a scapito dei giovani
Tuttavia il progetto di consultazione sembra aver perso di vista l'obiettivo più importante: arginare la ridistribuzione dai giovani agli anziani. Il motivo: i pagamenti di compensazione a tempo indeterminato, finanziati dalle trattenute salariali dei lavoratori, per tutti i futuri pensionati, così come previsti dal progetto. Mentre l'attuale ridistribuzione favorisce soprattutto gli assicurati nel regime obbligatorio, d'ora in avanti ne beneficerebbero anche i nuovi pensionati finanziariamente solidi e assicurati nel regime sovraobbligatorio. La cerchia dei beneficiari della ridistribuzione che peserebbero sui giovani ne risulterebbe quindi ampliata e non ridotta.
La proposta della «Coalizione per un compromesso ragionevole» si avvicinerebbe molto di più all'obiettivo di limitare la ridistribuzione allo stretto necessario dal punto di vista politico. Questa coalizione concorda con il Consiglio federale su diversi principi di fondo. Una compensazione sufficiente, comunque, si raggiungerà insieme a una ridistribuzione fortemente ridotta, poiché le misure di compensazione devono andare a favore dei soli neopensionati che sarebbero effettivamente interessati dalla riduzione del tasso di conversione minimo.
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