Se un imprenditore rinuncia consapevolmente e di propria iniziativa all’attività, si parla di liquidazione controllata. Perché effettivamente così riesce a realizzare la maggiore quantità possibile di attivi. Con un po’ di fortuna può compensare tutti i debiti e distribuire il patrimonio residuo ai soci.
Ci sono tanti motivi per una liquidazione controllata: in linea di principio viene presa in considerazione quando non è possibile vendere globalmente la ditta. Nel caso delle società a carattere familiare, può anche diventare necessario se non si trova un successore.
Vari motivi
Spesso alla base vi sono anche cambiamenti strutturali nel settore o nel mercato, con i quali non si sta al passo. Ne consegue un calo di redditività. In caso di piccole e medie imprese, una struttura organizzativa non chiara o troppo personalizzata rispetto al patron può rappresentare un limite per potenziali acquirenti o successori.
Difficilmente realizzabili sono le soluzioni di successione o vendita per le microimprese o le ditte a carattere individuale: in questo caso il prodotto o il servizio è quasi per natura strettamente correlato al know-how del proprietario.
Coinvolgere esperti
L’ideale è quando ci si confronta in anticipo con l’argomento della liquidazione controllata. Con una pianificazione ragionata, gli attivi possono essere venduti al miglior prezzo possibile, non soltanto nell’interesse del proprietario e della sua famiglia, ma anche di collaboratori, clienti e fornitori.
Una liquidazione controllata è impegnativa e può protrarsi nel tempo. Si consiglia quindi di coinvolgere un fiduciario o una persona esterna specializzata. È tuttavia determinante anche il mantenimento coerente della tabella di marcia. Perché i fatturati devono rientrare in accordo con i costi e l’inventario.
«Una liquidazione controllata deve essere resa nota pubblicamente in modo attivo e giustificato a tutti i gruppi di interesse.»
Andreas Wyler
Evitare i pettegolezzi
È importante che una liquidazione controllata venga resa nota pubblicamente in modo attivo e giustificato a tutti i gruppi di interesse. In caso contrario, presto girano voci di indebitamento eccessivo e possibile fallimento e si sgretola la fiducia nei confronti della ditta.
Ma ogni liquidazione, anche se controllata e gestita con successo, per l’imprenditore rappresenta sempre una fase difficile. Spesso egli esita quindi a liquidare al momento giusto perché spera ancora in un miglioramento economico o teme di perdere la faccia.
Ma la dismissione lenta di un’azienda può anche essere un’opportunità per congedarsi dall’opera di una vita.
Informazioni sull’autore
Andreas Wyler dirige in UBS il settore Credit & Recovery Solutions. Con i suoi colleghi valuta i rischi di credito e segue le aziende in situazioni difficili.
Segnali di preallarme per una liquidazione controllata
Chi guida un’azienda deve vivere con decisioni sbagliate, deviazioni dagli obiettivi o problemi operativi. Ma ci sono alcuni segni premonitori che possono suggerire una liquidazione controllata. Chi reagisce prima ottiene un maggiore margine d’azione. Di seguito i principali segnali di preallarme.
- Fatturato costantemente stagnante o in calo, situazione del reddito peggiorata, free cash flow o utile in calo
- Crescente indebitamento, liquidazione delle riserve occulte
- Ristagno negli investimenti con infrastruttura obsoleta, mancanza di prodotti nuovi o di successo
- Problemi con la qualità dei prodotti, con conseguenti reclami
- Cambiamenti dell’ambiente circostante, come modifiche strutturali nel settore o nel mercato, nuove disposizioni legali, come ad esempio in materia di tutela ambientale, ecc.