Grazie a una politica energetica lungimirante e a costanti sforzi nella lotta contro il surriscaldamento globale del clima, alla Svizzera viene spesso assegnata una funzione esemplare in tema di tutela dell’ambiente. Effettivamente la Confederazione, benché rientri tra le nazioni di maggior successo economico, contribuisce relativamente poco al riscaldamento climatico globale.
Emissioni di CO₂ più basse che nei Paesi confinanti
Se si misura l’emissione assoluta di CO₂, e anche quella pro capite, il Paese non ha bisogno di nascondersi nel confronto internazionale. Anzi: tutte le emissioni di CO₂ a livello nazionale sono di oltre il 95 % inferiori rispetto a quelle della Germania. E rispetto all’Austria, che ha un numero di abitanti paragonabile e un prodotto interno lordo nettamente inferiore, la Svizzera emette il 40 % in meno di anidride carbonica dannosa per il clima. Anche in considerazione delle emissioni pro capite, la Svizzera si colloca bene nel confronto internazionale.
Le emissioni di CO₂ in Svizzera sono molto basse rispetto al confronto europeo.
Emissioni annuali di CO₂: valori assoluti e per abitante
L’energia idroelettrica migliora il bilancio energetico
La Svizzera deve il proprio ruolo da precursore in tema di politica climatica a un mix di forniture di corrente a confronto pulite, con tanta energia idroelettrica e poco carbone, nonché a un approccio parsimonioso nei confronti dell’energia. Anche se il consumo energetico tra il 1950 e il 2000 è aumentato in media del 4 % annuo, negli ultimi 15 anni è praticamente rimasto invariato.
Il cambiamento strutturale e le esportazioni di CO₂ fungono da supporto
Oltre ad attivi provvedimenti di risparmio e alla maggiore efficienza, è stato soprattutto il cambiamento strutturale a contribuire alla stabilità del consumo di energia: il Paese si è infatti allontanato dai settori industriali energivori per volgersi verso altri che richiedono meno energia e verso il terziario. Da non dimenticare: una parte delle emissioni di CO₂ che le spetterebbero sono state in un certo senso «esportate», perché le aziende hanno trasferito all’estero una parte della propria produzione e tanti beni industriali o semilavorati sono stati importati.
5 litri di carburante al giorno a persona
Nel 2014 ogni abitante della Svizzera consumava in media 27 800 chilowattora, pari a un consumo di 5 litri di carburante al giorno a persona, il valore più basso dal 1997. Con il 36,1 %, oggi la parte del leone spetta in Svizzera, come sempre, all’energia consumata derivante da carburanti a base di petrolio (benzina, diesel, cherosene); seguono l’elettricità con il 25,1 % e i combustibili petroliferi (olio da riscaldamento) con il 15,4 %. Complessivamente la Svizzera copre il 77 % del proprio consumo con fonti energetiche e combustibili nucleari importati e fossili, con una conseguente elevata dipendenza dalle importazioni.
Precursori nella tutela del clima
Nell’ottica della strategia energetica 2050, la Svizzera vorrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra (di cui la CO₂ rappresenta la percentuale più preponderante) dalle attuali oltre 6,5 tonnellate pro capite a una tonnellata. Questo ambizioso obiettivo dovrà essere raggiunto ampliando l’uso di energia idraulica e di energie rinnovabili, nonché attraverso un netto miglioramento dell’efficienza energetica. Per continuare a svolgere un ruolo da precursore nella tutela del clima, invogliando anche altri Paesi a imitarla, entro il 2050 la Svizzera dovrà avvalersi molto meno di fonti energetiche a base di carbone e anche di combustibili nucleari.
Vale la pena risparmiare energia
Un sistema di incentivazione che non incide sul bilancio deve garantire, dal 2021, che il cambiamento nella politica energetica non resti sulla carta, ma si realizzi entro il 2050. In questo contesto, il non incidere sul bilancio significa che i proventi derivanti dal 2021 dalle previste tasse d’incentivazione vengano riversati totalmente su economia e società. Naturalmente, con un periodo transitorio così lungo è difficile fare previsioni affidabili. Oggi si può dire che sia tuttavia probabile che, in futuro, i consumatori pagheranno meno per i prodotti derivanti dal petrolio e invece di più per il proprio consumo di corrente.