Zurigo, 17 ottobre 2017 – Per la prima volta, il nuovo UBS International Pension Gap Index analizza le prestazioni dei sistemi di previdenza obbligatori in dodici paesi nel mondo. Lo studio calcola quale percentuale dell’attuale stipendio netto occorre risparmiare nel quadro della previdenza privata per potersi garantire un adeguato tenore di vita durante la pensione.

Le analisi sono state condotte sulla situazione tipo di una persona media «Average Jane». Si tratta di un’ipotetica donna single cinquantenne che durante la carriera professionale percepisce un salario mediano e fino a questo momento ha accantonato solo lo stretto necessario per la sua previdenza per la vecchiaia. Conduce una vita semplice in una metropoli e desidera mantenere il proprio tenore di vita abituale anche durante la pensione. Per Jane è cruciale valutare a quanto ammonteranno le spese per assicurare il tenore di vita durante la pensione e cosa può aspettarsi dal sistema di previdenza obbligatorio. L’eventuale differenza tra spese per il tenore di vita e rendita dal sistema di previdenza obbligatorio corrisponde alla lacuna che Jane deve finanziare autonomamente per affrontare serenamente la vecchiaia.

Quote di risparmio molto diverse – impensabile rinunciare al risparmio privato
I risultati per le dodici metropoli analizzate divergono in misura considerevole tra loro ma una cosa è certa: in ogni paese Jane deve accantonare ulteriori fondi per poter coprire il suo costo di vita durante la pensione. La Svizzera ottiene i risultati migliori. Ipotizzando che Jane investa i propri risparmi in un portafoglio diversificato, a partire dai 50 anni fino all’età di pensionamento ufficiale deve risparmiare circa l’11% del proprio reddito netto annuale. La somma del suo reddito dal 1° e dal 2° pilastro ammonterà infatti solo a circa il 50% del suo ultimo salario percepito.

A una certa distanza dalla Svizzera seguono Australia e Singapore. Per via dell’età di pensionamento più bassa, pari a 62 anni, e dell’elevata aspettativa di vita, a Singapore Jane deve finanziare la rendita più lunga. L’Australia invece ha un sistema snello ma rispetto a molti altri paesi offre rendite migliori.

In molti paesi europei l’età di pensionamento salirà a 67 nei prossimi anni. Nonostante un' aspettativa di vita relativamente inferiore, in Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna Jane deve risparmiare una proporzione del patrimonio netto quasi quattro volte maggiore che in Svizzera. Negli Stati Uniti e in Canada, Jane deve risparmiare oltre la metà del proprio reddito mensile. Fanalini di coda sono Giappone, Hong Kong e Taiwan, dove si fa decisamente molto più affidamento sulla responsabilità personale.

Tre sfide per la previdenza per la vecchiaia
Dal confronto emergono tre tendenze che mettono i sistemi di previdenza internazionali di fronte a grandi sfide. Innanzitutto il cambiamento demografico. Le quote di risparmio sono notevolmente influenzate dall'aspettativa di vita nei singoli paesi. Il calo del tasso di natalità e l’aumento dell'aspettativa di vita in tutto il mondo cambiano la composizione del tessuto sociale: un numero calante di persone economicamente attive deve finanziare un numero crescente di pensionati. Vi è poi il contesto ormai pluriennale di bassi tassi d’interesse, che rende difficile per le casse pensione generare i rendimenti abituali. Spesso le casse pensione sono obbligate a investire una parte sostanziale del proprio capitale in obbligazioni sicure. Infine, la percentuale di fondi pubblici per il finanziamento di rendite e altre spese sociali è fortemente aumentata negli ultimi anni. Poiché i debiti pubblici sono aumentati in pari misura, in futuro sarà sempre più difficile soddisfare le crescenti esigenze finanziarie della previdenza per la vecchiaia.

Livello di conoscenza disomogeneo riguardo al pilastro 3a
Nel quadro del Monitor previdenza UBS 2017 è stato condotto per la seconda volta un sondaggio rappresentativo con l’istituto di ricerca di mercato gfs di Zurigo. Quest’anno si è voluto indagare il livello di conoscenza della popolazione svizzera riguardo al pilastro 3a. Sono state intervistate 1201 persone in tutta la Svizzera, di età compresa tra 18 e 84 anni.

I risultati del sondaggio mostrano diversi livelli di informazione sul pilastro 3a tra la popolazione svizzera. Solo il 35% degli intervistati, ad esempio, sa che l’avere del pilastro 3a non deve essere indicato nella dichiarazione fiscale fino al momento del pagamento della prestazione. Inoltre, molti intervistati (43%) non sanno che è possibile aprire e gestire più conti pilastro 3a per ogni persona. Dal confronto regionale si evince che sono soprattutto i ticinesi (39%) e gli svizzeri occidentali (50%) a non conoscere questa possibilità. Gli svizzeri dell’area tedesca (61%) sono decisamente più informati su questo aspetto.

Elevate aspettative e crescente responsabilità personale
Anche nel Monitor previdenza UBS 2017 le aspettative riguardo alle prestazioni di previdenza sono elevate. Più della metà (53%) degli interpellati si aspetta erroneamente di disporre di un reddito mensile di oltre il 71% del proprio salario attuale durante il pensionamento. Nel campione intervistato, il 37% delle donne e il 17% degli uomini si aspettano addirittura di percepire oltre il 90% del proprio salario attuale durante la pensione. È incoraggiante il fatto che la quota di risparmiatori nel pilastro 3a sia aumentata rispetto al 2016. Quest’anno il 56% rivela di risparmiare nel pilastro 3a (2016: 52%).

Gli studi completi possono essere scaricati da Internet al seguente link: www.ubs.com/vorsorgeforum

UBS Switzerland AG

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