Zurigo, 01 dicembre 2016 – Il barometro delle piccole e medie imprese (PMI) dell'industria (edilizia esclusa) è leggermente migliorato in ottobre, rispetto al mese di settembre, passando da -0,35 punti a -0,16 punti. Le aspettative pessimistiche in merito ai futuri ordinativi in entrata e al livello di produzione hanno impedito un ulteriore aumento del barometro. Per gli stessi motivi, il barometro delle grandi imprese è leggermente calato da -0,23 a -0,24 punti rispetto al mese precedente. Con questi valori negativi entrambi i barometri si attestano al di sotto della media pluriennale. Le previsioni pessimistiche indicano che la ripresa dell'industria resta sempre molto fragile. Soprattutto le imprese orientate all'esportazione subiscono, come già in passato, gli effetti del franco svizzero forte. Benché il fatturato di molte imprese industriali sia aumentato nei mesi scorsi, la situazione in termini di utili è rimasta precaria.

Pressione sui margini anche nel settore dei servizi

Oltre al barometro delle PMI, che si concentra sullo stato delle piccole, medie nonché delle grandi imprese del settore industriale, è stata analizzata anche la situazione dei fornitori di servizi. Pur ritenendo l’andamento delle attività ancora buono, essi soffrono del peggioramento della situazione reddituale, analogamente ai trimestri precedenti. Per le grandi imprese, la situazione risulta decisamente più tesa nel trimestre corrente rispetto alle PMI. Nei prossimi mesi non si prevedono cambiamenti significativi riguardo alla situazione dei margini sia per i fornitori di servizi sia per le imprese di entrambe le dimensioni, dato che si aspettano prezzi al ribasso persistenti.

Le difficoltà della situazione reddituale incidono particolarmente sui settori del commercio al dettaglio e del turismo. Entrambi i settori risultano penalizzati dall'intenso contesto concorrenziale generatosi a seguito del forte apprezzamento del franco svizzero sull'euro nel 2011. Nel settore del turismo, la dinamica generale di calo ha subito un rallentamento sia per le grandi imprese che per le PMI, mentre nel commercio al dettaglio la tendenza al ribasso rimane invariata, come dimostrano anche i dati in merito al fatturato del commercio al dettaglio, in declino da 21 mesi, pubblicati dall'Ufficio federale di statistica.

Indebolimento della dinamica nel settore edilizio

Oltre al settore dell’industria e dei servizi è stato esaminato anche il settore edilizio e, come già nei mesi scorsi, si è costatato che i prezzi e la dinamica economica di quest’ultimo sono calati. Mentre per le PMI si è verificata un ulteriore deterioramento della situazione reddituale, per le grandi imprese la situazione si è stabilizzata, sebbene ad un livello basso, per la prima volta dal primo trimestre del 2015. Le cifre leggermente migliori delle grandi imprese edili non possono tuttavia mascherare il fatto che dal secondo trimestre 2010 la situazione degli affari non sia mai stata giudicata così negativa come in questo momento. Anche per quanto riguarda gli studi di architettura e ingegneria, le grandi imprese hanno registrato un impatto meno negativo relativo ai redditi rispetto alle PMI. Le aspettative delle imprese fanno presumere che la disparità dell'evoluzione dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi. Mentre le grandi imprese contano su prezzi al rialzo, le PMI prevedono un basso livello dei prezzi.

Barometro PMI di UBS

Barometro PMI di UBS

Fonti: KOF, UBS

Calcolo del barometro PMI di UBS
Il barometro industriale UBS si basa sul sondaggio mensile condotto dal KOF nel settore industriale (senza il ramo edile). Viene calcolato come primo componente principale tra 17 sotto indicatori per l’intero settore industriale, suddividendo in PMI (fino a 200 collaboratori) e grandi aziende (a partire da 200 collaboratori). Viene graduato in modo tale che il suo valore medio è zero e la sua varianza 1.

Industria

Barometro PMI di UBS - industria

Fonti: KOF, UBS

Settore dei servizi

Barometro PMI di UBS - Settore dei servizi

Fonti: KOF, UBS

Importante
La valutazione avviene attraverso il cosiddetto indice di diffusione: il risultato corrisponde alla media della quota di aziende con trend «positivo» o «negativo». Pertanto, esso non fornisce tassi di variazione percentuali.

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