Zurigo, 13 luglio 2017 – Nei prossimi dieci anni, circa 1,1 milioni di persone in Svizzera raggiungeranno i 65 anni e quasi 690 000 lavoratori1 usciranno dal mercato del lavoro. Senza immigrazione, a questi subentreranno invece solo circa 480 000 lavoratori. Se l'occupazione continuerà a crescere come finora, nei prossimi dieci anni in Svizzera mancheranno 480 000 lavoratori a tempo pieno; sarà dunque inevitabile una carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici. Una vita lavorativa più lunga può aiutare a contrastare sia la carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici sia l'aumento dei costi delle assicurazioni sociali. In tale contesto, la situazione occupazionale dei lavoratori più anziani rappresenta un problema serio. È vero che dagli anni 90 la partecipazione al mercato occupazionale di questa fascia d'età aumenta, ma il gruppo si è enormemente allargato per via della preponderanza dei baby boomer; di conseguenza aumentano le persone colpite da disoccupazione dopo i 50 anni che faticano a reinserirsi nel mercato del lavoro. In ragione del delinearsi di questa carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici, le aziende nei prossimi anni dipenderanno sempre di più dai lavoratori più anziani, anche da quelli in età pensionabile.

Riduzione dell'orario di lavoro: la carta vincente per le aziende

Le aziende potranno conquistare un vantaggio competitivo sul mercato del lavoro se andranno incontro al desiderio dei lavoratori più anziani, ovvero ridurre gradualmente il grado di occupazione. Per un passaggio lineare e un trasferimento delle competenze graduale tra le generazioni, una soluzione interessante è offerta dal modello del job-sharing, con un lavoratore più anziano e un occupato a tempo parziale più giovane (anche in seguito a un reinserimento occupazionale) che desiderano adeguare il loro grado di occupazione alla pianificazione famigliare.

Con una strutturazione flessibile dei contratti di lavoro, le aziende inoltre possono andare incontro alle nuove esigenze dei collaboratori più anziani. Una possibilità è rappresentata dal prolungamento del termine di disdetta a favore dei lavoratori, combinato con il prolungamento della vita lavorativa oltre i 65 anni oppure un'uscita scaglionata dalla vita lavorativa. Oltre a ciò aumenta la sicurezza della pianificazione per le aziende. Un'altra possibilità è l'integrazione della formazione (o del perfezionamento professionale) nel sistema di retribuzione, ad esempio al posto di ferie supplementari, aumenti salariali o bonus. Una terza opzione è rappresentata da un accordo contrattuale sul salario lordo e non più sul salario netto, in modo tale che il collaboratore rimanga interessante per l'azienda nonostante gli aumenti delle prestazioni accessorie al salario.

Economia svizzera e franco

Malgrado un inizio anno timido, gli economisti di UBS prevedono una solida congiuntura per il secondo semestre, con una crescita dell'economia svizzera dell'1,4 percento per quest'anno e un'ulteriore rialzo il prossimo anno con un tasso di crescita dell'1,6 percento. L'economia svizzera delle esportazioni beneficia della solida domanda dall'Eurozona. Nell'economia interna, al contrario, si prevede una dinamica piuttosto moderata.

Nel secondo semestre, al centro dell'attenzione ci sarà la politica monetaria della Banca centrale europea (BCE). Gli economisti di UBS si aspettano che la BCE a settembre annuncerà la fine del programma di acquisti obbligazionari nel 2018. In una prima fase la BNS vedrà un indebolimento del franco, tutt'ora sopravvalutato. Di conseguenza per i prossimi trimestri non si prevede un aumento dei tassi guida da parte della BNS, ma piuttosto una sostanziale svalutazione del franco rispetto all'euro. Un primo incremento dei tassi da parte della BNS potrebbe tuttavia verificarsi nel giugno 2018, a condizione che fino ad allora si verifichi effettivamente una pesante svalutazione del franco.

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