Zurigo, 08 novembre 2016 – Anche qualora dopo la notte elettorale tra l’8 e il 9 novembre Donald Trump non si insediasse alla Casa Bianca quale prossimo Presidente degli Stati Uniti, la sua ascesa resta simbolica del successo di cui forze politiche di estrema sinistra ed estrema destra godono negli ultimi anni. Uno dei motivi è il fatto che soprattutto i gruppi di reddito intermedi si sentono sempre più minacciati dagli effetti della globalizzazione. La mobilità di lavoro e capitali, fortemente aumentata negli ultimi 30 anni, ha incentivato la delocalizzazione della creazione del valore e quindi dei posti di lavoro, preferibilmente nei paesi emergenti. A ciò si aggiunge la stagnazione quasi trentennale dei redditi delle famiglie del ceto medio in molti paesi industrializzati occidentali.

La quota del ceto medio sul reddito complessivo è relativamente stabile

Diversamente da altri paesi industrializzati, negli ultimi anni il ceto medio svizzero non è economicamente rimasto al palo. Se è pur vero che la quota del reddito dei gruppi intermedi prima di imposte e trasferimenti statali si è leggermente contratta, la stessa, al netto delle ridistribuzioni statali (imposte, contributi sociali ecc.), è addirittura leggermente aumentata.

Per il Chief Investment Office Wealth Management (CIO WM) di UBS sono diversi i motivi alla base di questo sviluppo relativamente equo nella distribuzione dei redditi. Il franco solido e la bassa inflazione degli ultimi anni hanno fatto costantemente aumentare la quota del reddito da lavoro sul prodotto interno lordo (PIL). Diversamente, negli ultimi anni la quota di utili societari rispetto al PIL è diminuita a causa della forza del franco e dell'indebolimento dei rendimenti da interessi e rendimenti finanziari. Negli ultimi anni il rischio di cambio è stato sostanzialmente a carico delle imprese, traducendosi in un calo dei margini ma raramente in un aumento della disoccupazione. Questo andamento contrario tra redditi da lavoro e da capitale è andato a vantaggio soprattutto delle fasce di reddito inferiori. Lo si evince anche dallo sviluppo dei salari. Dal 2008 i salari più bassi sono quelli che sono aumentati di più in percentuale.

Inoltre, il sistema di formazione duale, particolarmente ben organizzato in Svizzera, aiuta anche i lavoratori meno qualificati a portare a termine un percorso di formazione elevato facilitandone l’accesso diretto al mercato del lavoro, cosa che non avviene in paesi senza un sistema di apprendistato professionale. Il ceto medio teme però di perdere il lavoro nella seconda parte della vita lavorativa. La probabilità di restare disoccupati di fatto diminuisce con l’aumentare dell’età. Ma al contempo si abbassano anche le probabilità di ritrovare lavoro per le persone disoccupate in età avanzata. Per agevolare il reintegro degli over 50 si possono introdurre misure di incentivazione della formazione continua e del perfezionamento professionale dei lavoratori in età avanzata e adeguamenti dei contributi sociali. Ma anche sganciare la retribuzione dal principio di anzianità potrebbe rendere più interessanti le forze lavoro meno giovani sul mercato del lavoro.

Il processo di adeguamento allo shock del franco non è ancora concluso

La vivace crescita economica elvetica degli ultimi quattro trimestri alimenta la speranza che lo shock del franco sia ormai superato. Molti settori esportatori sono certamente già in fase avanzata su questo percorso, come ad esempio il settore farmaceutico. Altri, come l'orologeria o il commercio al dettaglio, sono invece ancora ben lontani dal recupero definitivo. In più, gli sforzi delle imprese per migliorare la propria competitività hanno comportato tra l’altro esuberi occupazionali. UBS CIO EM si aspetta un vero e proprio recupero dell'economia dallo shock del franco e di conseguenza anche un'inversione di tendenza sul mercato del lavoro solo il prossimo anno. Il recupero sia dell'economia sia del mercato del lavoro dovrebbe proseguire anche nel 2018 continuando a guadagnare spinta.

Nei prossimi trimestri le due banche centrali più importanti, la Federal Reserve (Fed) e la Banca centrale europea (BCE), dovrebbero iniziare a normalizzare gradualmente la loro politica monetaria espansiva. Entrambe dovrebbero però procedere molto lentamente. Prevediamo un primo rialzo dei tassi da parte della Fed nel mese di dicembre e un secondo nel 2017. Solo a patto che la BCE concluda il suo programma di acquisti obbligazionari nel corso del prossimo anno, la BNS potrebbe intervenire alzando i tassi non prima di fine 2017. Se la chiusura del programma della BCE venisse ritardata al 2018, anche il primo rialzo dei tassi della BNS potrebbe essere rimandato all’anno successivo.

Nell'elaborare le previsioni congiunturali di UBS CIO WM, gli economisti di UBS CIO WM hanno collaborato con gli economisti impiegati presso Investment Research. Le previsioni e le valutazioni sono aggiornate solo alla data di redazione della presente pubblicazione e possono variare in qualunque momento.

 

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