Zurigo, 3 febbraio 2016 – Attualmente, nelle casse pensioni vengono ridistribuiti miliardi dalle persone lavorativamente attive ai pensionati per finanziare le elevate aliquote di conversione. Nell’AVS, invece, le entrate sono a mala pena sufficienti a coprire le uscite. Il fondo di compensazione AVS realizza redditi sufficienti per compensare il risultato di ripartizione negativo dell’AVS. Questa situazione non durerà a lungo se si considera l’evoluzione demografica. Già nei prossimi anni gran parte dei nati negli anni prolifici del dopoguerra che ancora oggi contribuiscono all’AVS – i cosiddetti «baby boomer» – passerà dalla parte dei beneficiari e vi saranno meno giovani a finanziare le entrate. Pertanto, pur tenendo conto dei redditi generati dal fondo AVS, in futuro le entrate dell’AVS non saranno più sufficienti a coprire le uscite. Il divario tra entrate e uscite rappresenta la lacuna di finanziamento dell’AVS. Con i progetti del Consiglio federale e del Consiglio degli Stati ora vi sono due piani di riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 sul tavolo delle contrattazioni.

In quest’ottica, il Forschungszentrum Generationenverträge (FZG, Centro di ricerca sui contratti generazionali) dell’Università di Friburgo in Brisgovia ha analizzato - in stretta collaborazione con gli economisti di UBS Chief Investment Office WM - le prospettive a lungo termine dei sistemi svizzeri di previdenza per la vecchiaia sulla base delle due proposte di riforma. Sia il progetto del Consiglio federale sia quello del Consiglio degli Stati costituirebbero un passo nella giusta direzione. Tuttavia nessuno dei due rimedia a tutti i mali, in quanto entrambi assicurano il finanziamento dell’AVS solo per pochi anni. Inoltre, si prospetta un preoccupante problema intergenerazionale. «L’onere del finanziamento della riforma graverà soprattutto sulle fasce di età più giovani» sottolinea il Prof. Bernd Raffelhüschen, responsabile del Centro di ricerca sui contratti generazionali.

Bisogna dire che entrambe le proposte avranno un impatto molto simile sulle finanze dell’AVS fino al 2030. In un orizzonte temporale più lungo, il progetto del Consiglio federale prevede, però, una maggiore riduzione della lacuna di finanziamento dell’AVS a circa CHF 482 miliardi, ossia all’82% del PIL, rispetto ai circa CHF 1020 miliardi, o 173,4%, della legislazione vigente. Qualora venisse attuato il progetto del Consiglio degli Stati, l’effetto di sgravio dell’AVS sarebbe di un terzo inferiore. La lacuna di finanziamento dell’AVS ammonterebbe infatti a CHF 654 miliardi, ossia al 111,2% del PIL.

Per gli attuali assicurati e gli elettori il piano di riforma del Consiglio degli Stati potrebbe sembrare più favorevole in quanto rappresenta una «riforma meno radicale» che comporta un onere di risanamento minore rispetto al progetto del Consiglio federale. In questo caso, però le esigenze di risanamento aumenteranno in futuro. In virtù del previsto supplemento sulle rendite AVS di CHF 70 al mese, che dovrebbe compensare le perdite dovute al calo del livello delle prestazioni nel secondo pilastro, i lavoratori attuali sarebbero gravati in misura minore rispetto al progetto del Consiglio federale. Ciò è particolarmente preoccupante se si considera il notevole carico sulle spalle delle giovani e future generazioni: rispetto alla legislazione vigente, con il piano del Consiglio degli Stati le fasce di età prossime alla pensione migliorerebbero addirittura le loro condizioni.

Resta da vedere come il Consiglio nazionale valuterà entrambe le proposte di riforma della previdenza per la vecchiaia 2020. Dal punto di vista delle giovani e future generazioni sarebbe auspicabile che il Consiglio nazionale promuovesse un intervento volto a una più equa ripartizione degli oneri di finanziamento della riforma della previdenza per la vecchiaia tra le varie fasce d’età. «Una ripartizione più equa tra le generazioni sarebbe attuabile per esempio mediante un adeguamento temporaneo più contenuto delle rendite rispetto all’evoluzione dei prezzi e dei salari» afferma Veronica Weisser, economista ed esperta di questioni previdenziali di UBS Chief Investment Office WM. «Gli aumenti delle imposte e delle aliquote contributive sono, invece, soprattutto a carico delle giovani e future generazioni». Inoltre, l’onere che in futuro graverà sulle finanze dell’AVS a causa dell’aumento dell'aspettativa di vita potrebbe essere ripartito equamente tra le generazioni innalzando l’età ordinaria di pensionamento in base all'aspettativa di vita più lunga. Per le giovani e future generazioni sarà decisivo riformare la previdenza per la vecchiaia. Per loro la previdenza individuale acquisirà un’importanza sempre maggiore.

Lo studio completo del Forschungszentrum Generationenverträge dell’Università di Friburgo in Brisgovia e degli economisti di UBS Chief Investment Office WM è consultabile al seguente link: www.ubs.com/vorsorgeforum


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Veronica Weisser, economista ed esperta di previdenza / Responsabile CIO WM Swiss Macro and Sectors
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Daniel Kalt, capo economista Svizzera
Responsabile CIO WM Swiss Investment Office
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