L’anno prossimo gli investitori dovranno affrontare un mondo in transizione. Si prevede una moderata accelerazione della crescita mondiale, nonostante il continuo rallentamento della Cina, e i mercati statunitensi dovrebbero uscire dalla morsa del dollaro forte e dei bassi prezzi dell’energia.

Alle porte del 2016, il Chief Investment Office (CIO) di UBS Wealth Management rimane ottimista per quanto riguarda le azioni e le obbligazioni, con un orientamento rialzista sull’Eurozona in particolare.

Fra i temi a lungo termine per il 2016 e oltre vi sono le tendenze demografiche, l’invecchiamento della popolazione e gli investimenti in segmenti specifici del settore della sanità, tra cui le terapie oncologiche.

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Zurigo, 01 dicembre 2015 – Per il 2016 il Chief Investment Office di UBS Wealth Management prevede un mondo in transizione. La crescita del PIL mondiale dovrebbe salire al 3,4%, dal 3,1% di quest’anno, grazie alla stabilizzazione dei mercati emergenti e al modesto aumento della spesa al consumo nelle economie sviluppate.

Mark Haefele, Global Chief Investment Officer di UBS Wealth Management e UBS Wealth Management Americas, afferma: «Il mondo in transizione continuerà a ostacolare la performance dei portafogli. Secondo la nostra esperienza, una strategia d’investimento definita con chiarezza, una verifica periodica del portafoglio e una rigorosa disciplina in fase di esecuzione possono aiutare a mantenere stabile la performance. Sulla soglia del 2016, ci aspettiamo un anno di modesta accelerazione della crescita mondiale e consigliamo agli investitori di sovrappesare nel loro portafoglio le azioni».

Modesto miglioramento della crescita del PIL mondiale

L’economia statunitense dovrebbe registrare una crescita del 2,8% nel 2016, rispetto al 2,5% di quest’anno. Il paese deve porre fine all’era dei tassi zero e Barack Obama dovrà lasciare la presidenza al suo successore. Nonostante questi elementi d’incertezza, dovrebbe attenuarsi l’impatto negativo del dollaro forte e dei bassi prezzi dell’energia sui redditi societari statunitensi. La spesa al consumo si preannuncia ancora robusta.

L’economia dell’Eurozona è attesa in crescita dell’1,8% l’anno prossimo, dall’attuale 1,5%. Il Regno Unito dovrebbe continuare a registrare un buon tasso di crescita, mettendo a segno un’altra performance del 2,4%. Nel pieno della crisi dei rifugiati, l’Europa deve ancora dare risposta alle domande sulla sua stabilità monetaria e sul futuro di paesi come il Regno Unito all’interno dell’unione politica europea. Tuttavia, l’accelerazione della crescita e le politiche monetarie estremamente accomodanti dovrebbero dare sostegno ai profitti nell’Eurozona, dove continuiamo a sovrappesare i mercati azionari della regione.

In Svizzera, il boom dell’economia nazionale funge da cuscinetto, ammortizzando i contraccolpi generati dal franco forte nei settori orientati all’export. L’immigrazione annuale pari a circa l’1% della popolazione e la politica monetaria ancora ultra espansiva della Banca nazionale svizzera (BNS) continueranno a sostenere i consumi e gli investimenti edilizi. Le esportazioni nette e la spesa per investimenti capitale peseranno invece sulla crescita del PIL reale, che l’anno prossimo dovrebbe attestarsi all’1,4%. È probabile che nel prossimo futuro la BNS mantenga i tassi ufficiali ai minimi storici in territorio negativo, mentre la Banca centrale europea dovrebbe prorogare il suo programma di acquisto di obbligazioni anziché inasprire presto la propria politica monetaria. Malgrado il suo eccellente posizionamento competitivo, l’economia elvetica dovrà affrontare importanti sfide derivanti dalle ripercussioni dei tassi negativi e dell’invecchiamento della popolazione sul sistema di previdenza svizzero, oltre le incertezze politiche circa i suoi rapporti con l’UE e l’accesso ai mercati europei. Nell’attuale contesto di tassi ultra bassi, continueremo a privilegiare le società che distribuiscono dividendi di qualità e le Mid-cap che registrano una solida crescita.

Ci aspettiamo che le economie asiatiche registrino un ulteriore rallentamento per il terzo anno consecutivo, principalmente a causa della decelerazione del PIL cinese al 6,2%, che eserciterà anche il maggiore impatto negativo sulla crescita mondiale rispetto al 2015. In Cina sono in atto due transizioni: l’adozione di un modello economico più orientato ai consumi che alla produzione industriale e il passaggio da un mercato a controllo statale al libero mercato. Entrambi i fronti creeranno periodicamente incertezze circa la traiettoria della crescita e le prospettive per i flussi di capitali.

La crescita nei mercati emergenti rimarrà ridotta, ma dovrebbe migliorare al 4,3%, dal 4,1% di quest’anno. Questi paesi devono compiere una transizione sul fronte dei motori di crescita dell’economia, riducendo la dipendenza dagli investimenti, dalle materie prime e dal capitale a basso costo per porre l’accento sulle riforme strutturali e politiche. Il complesso dei mercati emergenti si ritroverà sotto pressione nel quadro del rialzo dei tassi d’interesse statunitensi.

Le azioni e le obbligazioni high yield dovrebbero registrare rendimenti totali positivi. I prezzi dei titoli di Stato potrebbero diminuire a fronte del probabile aumento dell’inflazione, delle quotazioni petrolifere e dei tassi d’interesse statunitensi. Nel 2016 gli hedge fund dovrebbero generare rendimenti corretti per il rischio superiori a quelli del 2015, tra 4-6%.

Temi d’investimento a lungo termine per salvaguardare e accrescere il patrimonio

Oltre il 2016, il contesto d’investimento continuerà a essere plasmato dai temi a lungo termine. Ne è un chiaro esempio il deterioramento delle dinamiche demografiche negli Stati Uniti, in Giappone, in Europa e in Cina, che può frenare le prospettive dei mercati finanziari nei prossimi anni e decenni. I tassi di risparmio dovrebbero diminuire man mano che gli anziani attingono alle proprie disponibilità, riducendo l’abbondante liquidità che ha dato sostegno ai listini. Un bacino di giovani lavoratori più ridotto potrebbe negoziare stipendi più alti, facendo salire l’inflazione e i tassi d’interesse.

D’altro canto, l’invecchiamento della popolazione schiude opportunità nel settore della sanità. Tra gli investimenti a lungo termine, il CIO individua potenzialità particolari nell’area della ricerca oncologica di fase iniziale. Date le vaste implicazioni sociali dei tumori, la ricerca in questo campo è particolarmente indicata per gli investimenti d’impatto, che oltre a generare rendimenti finanziari mirano a produrre specifici vantaggi sociali.

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