I titoli sovrani cinesi sono considerati uno dei segmenti più forti, più grandi e più liquidi del mercato obbligazionario del Dragone, insieme ai titoli di debito emessi dalle grandi banche strategiche controllate dal governo (policy bank bond). Denominate in CNY e negativamente correlate ai mercati sviluppati, queste obbligazioni rappresentano un potente strumento di diversificazione.

Nel 2019 i provider di indici Bloomberg Barclays e JP Morgan hanno annunciato che i titoli obbligazionari del Paese sarebbero stati incluse nei loro indici globali, un’evoluzione che probabilmente genererà investimenti per quasi 300 miliardi di dollari USA nei prossimi anni. Ad oggi i bond cinesi costituiscono circa il 6,8% degli indici obbligazionari aggregati globali, un dato ancora basso se lo si rapporta al 16,3% del PIL mondiale rappresentato dalla Cina.

Oltre a offrire significativi vantaggi di diversificazione, un’allocazione nel segmento del reddito fisso cinese può anche beneficiare della crescita e della globalizzazione in atto nel Paese. In aggiunta, l’inclusione delle obbligazioni policy bank con un tetto per l’emittente stabilito al 20% ciascuno – in linea con il limite massimo consentito dalla normativa UCITS – dovrebbe rafforzare la ripresa dei rendimenti e, storicamente, ha dimostrato di offrire un rendimento più appetibile rispetto ad un’esposizione pura sui titoli governativi cinesi. Inoltre, i policy bank bond hanno scadenze più brevi (1-10 anni) rispetto ai titoli sovrani, e in questo indice, i titoli del Tesoro e le obbligazioni dei governi locali con scadenze superiori ai 10 anni saranno rimossi per incrementare la liquidità complessiva dell’universo.

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