Questa immagine è stata generata con l’aiuto di Dall-e. Fonte: Dall-e, UBS, dati a giugno 2024

L’intelligenza artificiale (IA) è sulla bocca di tutti e le va ascritta buona parte del merito per l’impressionante ascesa di numerose azioni tecnologiche negli ultimi nove-dodici mesi. Abbiamo appena pubblicato un nuovo e approfondito studio dal titolo «Intelligenza artificiale: stimare e cogliere l’opportunità di investimento». Al suo interno segmentiamo l’universo dell’IA lungo la sua catena del valore proponendo a investitori e investitrici un sistema che li aiuta a investire con successo nel settore.

A nostro avviso, pensare in termini di catene del valore è decisivo. Anche in un settore in rapida crescita, la performance dei vari segmenti della catena del valore è destinata a variare a causa dell’eccezionale ritmo dell’innovazione e della costante evoluzione della dinamica concorrenziale. Nella catena del valore dell’IA identifichiamo tre livelli.

Quello inferiore è costituito dagli «apripista», ossia le imprese che forniscono la colonna portante per lo sviluppo dell’IA. Si va dalla produzione di semiconduttori al design dei chip, dai centri di calcolo e cloud fino alle società che partecipano alla fornitura di corrente.

Il livello dell’«intelligenza» è invece costituito dalle società che convertono le risorse di calcolo ed energia degli apripista in intelligenza. Ce ne sono alcune che sviluppano modelli linguistici di grandi dimensioni e altre che possiedono collezioni di dati convertibili in intelligenza.

Per finire, al livello dell’«applicazione» figurano le società che integrano gli strumenti del livello dell’intelligenza in applicazioni specifiche. In questo momento riteniamo che gli ambiti di applicazione più promettenti includano copiloti, assistenti alla codifica, pubblicità digitale, call center, ricerca e sviluppo nel settore sanitario, sicurezza informatica e tecnologia finanziaria.

Pensare in termini di catene del valore ci può anche aiutare a identificare le opportunità e i rischi potenziali per il successo dell’intero settore. Per fare un esempio, il livello dell’applicazione deve trovare il modo di generare ricavi sufficienti per «ripagare» gli altri due livelli.

Per quanto riguarda gli investitori, per prima cosa devono fare in modo di essere sufficientemente investiti in questo tema. Molti si sono perlomeno dotati di una certa esposizione all’IA negli ultimi mesi, ma nel complesso rimangono ancora in sottopeso anche solo a causa del ritmo di crescita del settore.

In secondo luogo, consigliamo un sovrappeso nel livello degli apripista. I timori per un eccesso di capacità potrebbero certamente alimentare la volatilità in questo segmento, ma riteniamo che attualmente costituisca il mix migliore tra crescita dei ricavi interessante e prevedibile, forte posizionamento concorrenziale e valutazioni adeguate. In questo contesto privilegiamo i fabbricanti di semiconduttori.

In terzo luogo, finora il boom dell’IA è andato principalmente a vantaggio delle società tecnologiche più grandi. Ci aspettiamo che il mercato dell’IA venga dominato da un oligopolio di «foundry» integrate verticalmente e attori monolitici lungo la catena del valore. Per questo ci piacciono, oltre ai fabbricanti di semiconduttori, anche le società posizionate lungo l’intera catena del valore che si occupano di chip, cloud computing nonché modelli e applicazioni dell’IA generativa.

Per finire, non va dimenticato che non esistono solo gli USA. I giganti tecnologici cinesi scambiano ancora a valutazioni simili a quelle precedenti alla nascita di ChatGPT, ma anche loro investono pesantemente nell’intelligenza artificiale e ci aspettiamo che la Cina arrivi a sviluppare un ecosistema di IA differenziato rispetto alla maggior parte del resto del mondo e a sua volta in grado di offrire delle opportunità.

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