La riduzione di posti di lavoro nell'industria e il ricollocamento in altri paesi è un tema molto sentito nei media e negli ambienti politici. Ma la Svizzera non sta attraversando una deindustrializzazione complessiva. L'attuale forza del franco e la transizione verso una società di servizi rappresentano tuttavia grandi sfide per l'industria locale. Per continuare a restare immuni alla deindustrializzazione è necessario concentrarsi su settori con vantaggi comparati.

Zurigo, 14 luglio 2016 – Dall'inizio dello scorso anno diverse imprese industriali hanno annunciato riduzioni di posti di lavoro in Svizzera o addirittura chiusure di stabilimenti, alimentando nei media e nella politica il timore che la Svizzera cada vittima di un processo irreversibile di deindustrializzazione.

Non si può però parlare di deindustrializzazione generalizzata. Dal 1998 il numero dei posti di lavoro nell'industria svizzera è rimasto complessivamente stabile e la quota di creazione di valore da parte dell'industria rispetto all'economia nel suo complesso si è mantenuta constante. Ma all'interno dell'industria gli sviluppi sono molto diversi. I settori industriali a maggiore intensità di lavoro e scarsamente innovativi hanno effettivamente registrato una significativa perdita di creazione di valore e posti di lavoro mentre i settori innovativi, orientati alla qualità e fortemente tecnologizzati hanno segnato notevoli incrementi, tali da riuscire a evitare la deindustrializzazione dell'economia svizzera nel suo complesso.

Nonostante l'attuale buon posizionamento dell'industria elvetica, le sfide future sono grandi. La forza del franco svizzero, ad esempio, minaccia la piazza industriale elvetica. Prosegue anche la tendenza del passaggio da una società industriale a una società di servizi, ragione per cui a livello globale la quota dell'industria nella creazione del valore dovrebbe diminuire. Allo stesso tempo, l'industria presenta una crescita della produttività superiore rispetto all'economia in generale, con conseguente inevitabile ripercussione a livello occupazionale. Se vuole contrastare la deindustrializzazione, l'industria svizzera farebbe bene a continuare sulla strada avviata con successo negli ultimi vent'anni: concentrazione su settori orientati alla qualità e con intensa creazione di valore, dove l'industria svizzera possiede vantaggi comparati.

Ripresa in un contesto incerto

L'economia svizzera dovrebbe riprendersi gradualmente nel secondo semestre. Il voto della Gran Bretagna per l'uscita dall'UE ha tuttavia sensibilmente innalzato i livelli di incertezza e le imprese locali sono costrette a un continuo processo di adeguamento alla forza del franco. Questi due fattori continueranno a pesare sulla dinamica di crescita. Ma quest'anno l'economia svizzera dovrebbe essersi completamente adeguata alla nuova realtà dei tassi di cambio e potrebbe quindi tornare ad avvicinarsi alla sua crescita potenziale. Nonostante l'accelerazione congiunturale nel secondo semestre 2016, la crescita economica potrebbe non  essere sufficiente a innescare una svolta nel mercato del lavoro quest'anno. Per quest'anno, gli economisti UBS prevedono una crescita economica dello 0,9% in Svizzera e un dato leggermente superiore, 1,3%, nel 2017.

Nel secondo semestre, gli economisti UBS si aspettano un buon andamento dei consumi privati grazie ai continui livelli bassissimi d'inflazione. L'incertezza politica relativa all'attuazione dell'iniziativa sull'immigrazione di massa e all'esito della riforma III dell'imposizione delle imprese potrebbe pesare gravemente sul clima degli investimenti quest'anno. Le prospettive per il commercio estero dipendono dalle conseguenze della Brexit sull'economia europea.

La BNS è pronta a intervenire

Nei prossimi mesi, la Banca nazionale svizzera (BNS) veglierà affinché il fragile dinamismo della congiuntura non venga scoraggiato da un forte apprezzamento del franco. Dopo l'esito del referendum in Gran Bretagna, la BNS è intervenuta in soccorso del franco e rimane pronta a opporsi a un suo eventuale apprezzamento eccessivo. Un incremento dei tassi di riferimento, invece, è quasi fuori discussione quest'anno. Ipotizzando la chiusura del programma di acquisti di bonds della BCE nella primavera 2017, la prima occasione per un primo rialzo dei tassi d'interesse da parte della BNS potrebbe presentarsi solo nell'autunno 2017.

Fonti: Seco, UBS

Fonti: Seco, UBS

Nell'elaborare le previsioni congiunturali di UBS CIO WM, gli economisti di UBS CIO WM hanno collaborato con gli economisti impiegati presso Investment Research. Le previsioni e le valutazioni sono aggiornate solo alla data di redazione della presente pubblicazione e possono variare in qualunque momento.

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