Immagine: shutterstock.com

Una rendita vitalizia è un’assicurazione che prevede il pagamento di un importo, scaglionato o una tantum, che garantisce un’entrata regolare durante la pensione secondo le modalità contrattuali. Come per le assicurazioni tradizionali, l’importo versato si basa non solo sui premi incassati, ma anche sulle prestazioni da contratto. 

Le rendite vitalizie offrono un reddito fisso fino a tarda età ed, eventualmente, erogano un importo superiore a quello versato. A prima vista un buon affare.

Bilancio raramente positivo

A uno sguardo più attento risulta evidente che le compagnie d’assicurazione fanno calcoli precisi. Dovete quindi raggiungere un’età molto avanzata per ricavare dalla polizza più di quanto abbiate pagato. 

Inoltre sotto l’aspetto fiscale la rendita vitalizia non è la soluzione migliore. Benché, a differenza dell’AVS o della rendita della cassa pensioni, sia tassato come imposta sul reddito solo il 40% della rendita, contrariamente alle apparenze non si tratta di uno sgravio fiscale. Questo 40%, infatti, interessa non solo la rendita supplementare derivante dalla partecipazione alle eccedenze ma anche l’erosione del capitale durante il periodo di versamento della rendita. Poiché il capitale, cioè il versamento iniziale, è generalmente finanziato con una parte di reddito (tassato), si verifica una doppia imposizione. 

Il consumo di un patrimonio accumulato investendo i propri risparmi per disporre di un capitale capace di generare reddito non è tassato. A livello fiscale conviene quindi sfruttare il capitale in modo mirato. 

Sicurezza a caro prezzo

Con una rendita vitalizia si perde in flessibilità, si accettano svantaggi fiscali e di rado se ne approfitta davvero. Un aspetto positivo può essere la sicurezza, che però si paga a caro prezzo e spesso può essere ottenuta mediante specifiche assicurazioni di rischio. Ecco perché conviene analizzare bene le alternative prima di stipulare un vitalizio.